Assonanze e Similitudini al Tempo della SEO

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Gaia, Sauvignon Blanc, Loxarel.

loxarel etichette packagingdesign labelling lettering marketing branding namingQuesto grande produttore Catalano presenta un sauvignon blanc chiamandolo Gaia. Con la "i" normale, non con la "j". Chissà se con intenzioni individualiste o magari per attirare attenzione grazie all'altro Gaja, l'Angelo dei vini italiani. Sono tempi di cambiamento dove le parole in rete contano, perché generano "traffico" nel web e di conseguenza valore in fatto di click, che altro non sono che i vecchi Grp's del marketing degli anni '90. Ancora di più i "Mi Piace". Analizzando la grafica delle etichette di Loxarel si scopre una linea pulita e uniformata, con uno stile distinguibile: dinamico, giovane, sfrontato, canzonatorio. Hanno perfino un vino che si chiama Ops!

Enfatizzare un Pregio ha Valore

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Toc Bas, Tocai Friulano, Ronco del Gelso.

D'accordo, i vigneti sono posizionati della zona bassa di Cormons (e questo non è certo un pregio, per cui perché sottolinearlo con il nome?) e quindi Toc sta per Tocai e Bas sta per Basso. Dinamica breve e sincopata ma che sa di dialetto e quindi potrebbe fare fatica a "fuoriuscire" dai confini regionali. Soprattutto in un'ottica internazionale dove la fonetica e la pronuncia, nello specifico di questo nome, con una "c" e una "s" di fatto "sospesi", non aiutano. Cosa dire del resto? Colore in tono con il vetro della bottiglia ma "texture" discutibile (quella parte inferiore dell'etichetta dove il nome dell'azienda viene riprodotto ad oltranza). Forse sarebbe stato più elegante un unico marchio ben posizionato. Discutibile anche la scelta per il lettering del nome che così graziato ostacola la leggibilità.

Il Macellaio del Vino

assemblaggio packaging design macellaio naming ricerca nome definizione brandLe Part du Boucher, Assemblaggio, Le Chai au Quai.

Curioso nome e sorprendente etichetta di un eclettico produttore francese di Maury, nel sud: Le Part du Boucher, testualmente significa "le parti, i tagli del macellaio" e fa riferimento a carni selezionate da mani accurate ed esperienza professionale. Tutto questo, a quanto pare, vine applicato ai "tagli" di varie uve, con l'obiettivo di comporre un vino che possa usufruire delle peculiarità di ognuna, donando un risultato complessivo di tutto rispetto. Il vino è composto infatti dei migliori "tagli" bordolesi: Pomerol, Pauillac, Saint Emilion e anche Grenache da vecchie vigne. La sanguigna illustrazione raffigura un vero macellaio che invece di maneggiare bistecche ci mostra fiero grossi grappoli di uve rosse. Il concetto viene espresso in modo un po' greve ma di sicuro in modo originale. Caratterizzante anche la scelta di utilizzare la capsula superiore per scrivere alcune definizioni che riguardano il vino stesso. Un nettare corposo da gustare con carni rosse, sembra essere il non troppo celato messaggio di fondo. Tutto torna, con un pizzico di coraggio "fuori dagli schemi".

Una Deliziosa Palude Tropicale

passito bottiglia etichette packaging illustrazione grafica brand design naming ricerca nomePassito, Le Marais, Sud Africa.

etichette pasckagingdesign grafica illustrazione naming modello label brandingQuesto passito risulta essere già delizioso prima ancora di assaggiarlo. Merito dell'etichetta che con un mix di arte, storia, cultura, abilità pittorica, "dipinge" un mondo francese, regale, opulento, estetico, ricco di colore e sapore, riferito direttamente a fiori e frutti tropicali, al punto da influenzare la percezione visiva nel profondo, fino alla sollecitazione delle papille gustative, che non aspettano altro che provarlo. Questo è l'effetto che dovrebbe sempre fare un'etichetta, naturalmente con coerenza e rilevanza rispetto al prodotto presentato. Curioso il fatto che Le Marais, noto quartiere di Parigi, significa "palude". Ebbene non c'erano paludi a Parigi in quella zona e la promessa olfattiva di questo vino è certo molto diversa da quella che potrebbe lasciar presagire una palude.


Un Vento Fresco di Buona Comunicazione

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Windy Peak, Shiraz, De Bortoli.

Non si tratta di una casa vinicola del Bel Paese, bensì di una famiglia di produttori australiani, molto probabilmente di origini italiche. Per questo shiraz hanno deciso di adottare una etichetta graficamente ineccepibile, equilibrata, elegante. Con una coerenza comunicativa di tutto rispetto: "colle ventoso", così potremmo tradurre il nome, si presenta con una bella illustrazione di foglie autunnali (svolazzanti). C'è tutto: il momento della raccolta, il vento che asciuga e mantiene salubri le vigne, un riferimento diretto al territorio, la poesia dei colori e delle forme delle foglie. Quello che viene percepito è un senso di competenza e coerenza che vanno a buon pregio del vino e della notorietà di marca.

il Gusto di Ieri e di Sempre

Caves Cooperatives de Donnas

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Forse questa premiata e indubbiamente qualitativa cantina cooperativa valdostana potrebbe considerare di investire nel rifacimento delle etichette della propria linea di vini.

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Le etichette attuali "funzionano", il vino si vende. E quindi perché spendere soldi nell'estetica, nella comunicazione? Non è meglio investire in vigneti e qualita enotecnica? L'argomento non è facile: trova favori e critiche, vantaggi e svantaggi. Ma oltre ad ogni considerazione specifica, situazione economica, politica consortile, etc, se provassimo a chiedere a 100 persone incontrate per caso per strada se ritengono queste etichette belle o brutte, crediamo che al 90% avremmo la medesima risposta. Il sapore del vino è importante, ma anche le etichette hanno il loro gusto.

Classicità Condivisa

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Conviviale, Aglianico.

Probabilmente con una semplice ricerca in rete sulla parola "Conviviale" si possono trovare molti riferimenti a vini di ogni regione e origine. La convivialità è alla base del buon bere e la sua stessa finalità. Soprassediamo sulle questioni di rigistrazione di nomi e brevetti, e diciamo che per questa etichetta, probabilmente destinata al mercato estero giacché non presente sul mercato Italiano, la classicità è evidente. Conviviale è un nome "classico". Ed è anche molto classica la raffigurazione d'epoca scelta per rappresentare questo vino. In generale il lavoro di packaging è molto valido: equilibrio, pulizia grafica, gusto estetico, tutto ben confezionato. Un ottimo esempio di classicità attualizzata e ben comunicata.

In Onore e Virtù delle Vigne Sperdute

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Dimenticato, Arneis, Araldica.

Dicono che questo insolito nome sia dovuto al fatto che il produttore aveva "dimenticato" di raccogliere l'uva in una piccola vigna di sua proprietà. Che sia vero o no, marketing o vita vera, la storiella è simpatica e "tiene" anche a livello di promessa qualitativa, visto che le uve spesso si "dimenticano" apposta per lasciarle appassire sui tralci ed ottenere più concentrazione. Ne deriva una etichetta molto pulita, che rafforza la semantica della parola "Dimenticato" con una chiara simbologia. Certamente attenzionale, risulta simpatica e credibile. Sul retro-etichetta il racconto che razionalizza il tutto. Dietro la buona riuscita di una etichetta c'è sempre un'idea o al minimo una felice intuizione.

Etichette a Pappagallo

sud africa chenin blanc vino bianco naming grafica packaging brandingParrotfish, Chenin Blanc, Olifants River.

Il dizionario inglese lo definisce con "a brightly colored marine fish". In un mondo stereotipato e conformista dove assistiamo al proliferare di nomi di vini che terminano in "aia" (Sassicaia giusto per citare il "capostipite") possiamo anche facilmente constatare la presenza di numerosi pesci nelle etichette nostrane e internazionali. Sarà un subliminale consiglio d'uso? O sarà per i colori e la simpatia verso le specie marine? Forse un accenno alla geologia del terreno con sedimenti madreperlacei? In ogni caso qui abbiamo un nome curioso che genera attenzione. Anche la grafica, pulita ed essenziale, equilibrata e cromaticamente accettabile (quell'azzurro, fortunatamente scuro, sulla fascetta inferiore è al limite), si fa notare senza prevaricare. Ma permangono dubbi sullo sbattere i pesci in faccia (e anche sul tappo a vite).

Dire, Fare, Baciare, Lettera, Testamento

Vini Rossi, Simone Scaletta (cliccare su foto per ingrandire).


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vino etichette packagingdesign lettering naming ricerca nomeetichette branding lettering naming packaging design grafica marketingbottiglia etichette packaging design naming leggibilità branding mktgOriginali davvero i nomi di questi quattro vini rossi piemontesi (le quattro vigne che vengono lavorate dall'azienda, in dialetto, si presume, quindi fruibili solo a livello locale, difficili da "assimilare" al di fuori dei confini regionali). Li scriviamo qui nel testo perché di fatto quasi non si riescono a leggere sulle etichette: Autin 'd Madama (Nebbiolo), Chirlet (Barolo), Sarsera (Barbera), Viglioni (Dolcetto). Nella pratica del marketing, ma anche più banalmente negli aspetti commerciali, proporre un vino del quale non si riesce facilmente a comprendere il nome, ostacola il flusso delle informazioni: per il passaparola, per le pratiche di consegna, per il ricordo, per la memorabilità, per la fama stessa del prodotto e quindi per la sua brand-awareness, parolone inutile che altro non è che la conoscenza del marchio, cioè del produttore. Nel caso qui presentato non convince neppure il (sia pure) simpatico stile fumettoso con il quale le etichette propongono scenette di vita ambientate e molto colorate. Fin troppo giocose per presentare la tradizione piemontese. Una cosa ben riuscita? L'abbinamento cromatico delle capsule, sui colli delle bottiglie, sempre coordinate con i colori dominanti. Il packaging  è una disciplina creativa molto particolare e per nulla semplice, anche quando fa della semplicità il proprio grande valore.

Ancora sul Problema della Leggibilità

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Nebbiolo, Barolo, Barbera, Simone Scaletta.

Per una edizione speciale dei propri vini, questo produttore delle Langhe decide di proporre un tema "total-lettering" per tre vini rossi. Vini della profonda tradizione piemontese. Ben venga la modernità e un certo stile giovane, ma in questo caso, come in molti altri, viene sacrificata la leggibilità, cioè la fruibilità immediata, a scaffale, da parte del potenziale consumatore. Sembra quindi più un esercizio grafico che un packaging efficace e comunicativo. Elegante (fondo nero) e innovativa la forma dell'etichetta, verticale e stretta. 

Chianti Classico, Gallo Nero, Etichetta Brutta

sangiovese etichetta packagingdesign naming ricerca nome marketing immagineChianti, Lamole, I Fabbri.

chianti bottiglia packaging naming ricerca nome label design brand logoDiciamolo subito: raramente si sono viste etichette così brutte. Ma cosa è brutto e cosa è bello? Diciamo allora che si tratta di una etichetta inadeguata e poco valorizzante. Forse ripresa da un modello antico (ma questa non è una scusante) questa etichetta rossa su sfondo bianco sembra una di quelle confezioni di pasta degli anni '60, contiene messaggi incomprensibili (due nomi aziendali ai quali fare riferimento: Olinto Grassi e I Fabbri), caratteri di scrittura di ogni genere (6 o 7 diversi nel piccolo spazio di una etichetta), iconografie senza apparente senso. Su tutto, quelle punte rosse di diverse misure che scendono dall'alto che sono senza fondamento. L'azienda (che afferma di operare dal 1620) ha ricevuto comunque molti riconoscimenti per la qualità, per diversi vini della gamma. Probabilmente con una radicale riconsiderazione delle etichette potrebbe ambire ad avere un ruolo di maggior rilievo.

Chianti di tutti i Colori, anche Verde

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Natìo, Chianti, Cecchi.

cecchi rosso chianti sangiovese packging label naming etichettaIl chianti ormai non ha più segreti. Lo hanno rivoltato in mille modi, qualcuno anche ritornando alla "ricetta" originale. Questa versione di Cecchi è "bio", per quanto possa significare (nasce da uve da agricoltura biologica, e questo ha significato). Il nome richiama giustamente un senso di "naturale" attraverso la semantica e con il colore verde. Natìo: breve, non facile da pronunciare, ma adeguato. Peccato per la leggibilità, spesso poco considerata, che anche in questo caso non è agevolata. Il resto dell'etichetta è molto gradevole (a parte lo "straccio" in alto, inflazionato ultimamente): toni classici in visual moderno, con due vendemmiatori danzanti che ricordano affreschi pompeiani, ma in chiave illustrativa reinterpretata con simpatia. Azienda seria, organizzata, con una immagine forse fin troppo classica che con questo soggetto viene parzialmente accantonata in favore di una dinamica più giovane.

I vini "dell'aia" (Toscana ma anche Umbria)

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Perticaia, Montefalco Rosso.

L'aia di cui parliamo non è il cortile dove razzolano le oche. Si tratta di un suffisso (ormai diventato tale) che denota toscanità (e anche presunta qualità) nei vini rossi. Certo perché di questo si tratta: di emulare re Sassicaia diventato una "bandiera" italica (si fa per dire, visto che i vitigni che lo compongono sono francesi, ma questa è tutta un'altra storia). Ed eccoci all'esempio qui raffigurato: il Perticaia, omonima azienda, questa volta umbra (con buona pace per la toscanità del suffisso). Vino Montefalco Rosso che ha pensato bene di presentarsi con questa aura di "aiaità", perdonate lo scioglilingua. Il fatto è che di solito basta aggiungere "aia" in fondo al nome che subito come di riflesso lievita il prezzo. Indipendentemente dalla qualità del vino. E non ci riferiamo a questo esempio specifico, ma in generale. Il Perticaia non lo abbiamo mai assaggiato... aia!
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Effetto Espansivo

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Efusivo, Sauvignon Blanc, FOW.

scatola packagingdesign efusivo naming ricerca nome concept marketingUn vino può essere espansivo in molti modi: per la tendenza ad evaporare dell'alcol in esso contenuto, per gli effetti conviviali della sua beva, per l'allegria dell'etichetta. In questo caso questo vino bianco argentino inizia ad essere espansivo con il proprio nome che in spagnolo significa appunto "espansivo". Mantiene la promessa estetica e la propria coerenza concettuale con un tripudio di colori dalla grafica moderna, da graffito metropolitano. Certamente con questi codici visivi la classicità rimane in cantina, ma per un vino "da bere" la dinamica prescelta potrebbe funzionare. Da notare anche la creatività del marchio FOW Fabricio Orlando Winemaker (in basso nella scatola).

E le Stelle stanno a Guardare

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Star e Moon, Duca di Salaparuta.

packaging design duca marketing etichette label naming ricerca nome graficaNell'offerta di vini della nota casa siciliana Duca di Salaparuta, nella sezione "Trendy", si possono trovare un bianco e un rosso, rispettivamente Star e Moon. Star come una nota marca di dadi da brodo e Moon come la luna (e come molte altre cose, soprattutto nomi di ristoranti, bar, discoteche). Linea giovane, si evince, rivolta a un pubblico "notturno", forse elegante, magari colto. Le etichette sono come i nomi: generiche e "piatte". Grafica fin troppo essenziale, sicuramente attenzionale, banalmente moderna. Ma forse è "proprio lì che l'uselìn della comare volea volare".

Il Club delle Pescivendole

etichette design pesci illustrazioni packaging naming bottiglia esternoShiraz, The Fishwives Club.

Davvero bizzarre queste etichette che presentano accurate illustrazioni di pesci colorati, cavalcati da giovani pin-up in stile retrò. Il nome dell'azienda (dal Sud Africa) è davvero curioso: "Il Club delle Pescivendole", e che pescivendole! La presenza dei pesci e il riferimento ad essi potrebbe giovare per i vini bianchi in gamma, come il Sauvignon Blanc, un po' meno per il rossi come lo Shiraz. Questo potrebbe rappresentare un problema di coerenza enogastronomica, ma diciamo che in generale la linea adottata è così simpatica e insolita che potrebbe agilmente superare questa critica. Chi ha creato le etichette afferma che, una volta bevuto il vino, le bottiglie sono collezionabili, come figurine d'epoca. Comunque sia, la serie attira l'attenzione con garbo e non senza un guizzo di estrosità creativa.
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Figlio di "Nomen Nescio"

etichette packaging no name naming ricerca nome grafica design marketing labelNo Name, Barolo, Borgogno.

retroetichetta packaging naming ricerca nome no name nomen omen designE arriviamo inevitabilmente a commentare il vino Senza Nome. Potremmo anche definirlo il vino Mascherato, trattandosi di un Barolo travestito da Nebbiolo. In pratica il produttore dichiara che il nome "No Name" è stato arttribuito in segno di protesta verso le burocrazie italiche in merito a disciplinari e quant'altro. In rete emerge il sospetto che sia stata una trovata di marketing con l'obiettivo di farsi notare. Certo, la finalità di tutti è sempre quella: uscire dal mucchio. Ma perché adottare una etichetta così spartana, ai limiti della "decenza estetica"? Protesta? Marketing? Originalità fine a se stessa? Forse la "trovata" ha una sua intima logica, ma nel complesso l'etichetta non si addice a un Barolo d'annata. E poi nomen omen. E quindi fate vobis.

Il Mondo è dei Folli

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Demente, Malbec, Tupungato.

Sarà quella grafica elicoidale ad effetto "ottico" che "dà di matto", fatto sta che questa folle etichetta si fa notare per una sorta di eclettica stravaganza, a partire dal nome: Demente. Siamo in Argentina, il vitigno è il Malbec e forse laggiù la lingua spagnola accetta "demente" come accezione positiva di persona folle in senso creativo e conviviale. Con un significato, insomma, di simpatia. Speriamo. Letto qui in Italia prevale un senso di pazzia psichiatrica, da curare. Non di meno il risultato generale preoccupa, poco adatto a un vino, ma certamente psicogeno e ipnotizzante. "Buca" lo scaffale, ma questo non sempre vale.

Quando Lungo non è Positivo

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Prosecco, Rive Farra di Soligo, Adami.

Il nome di questo tipico vino veneto frizzante risulta essere "Prosecco Brut Col Credas, Rive Farra di Soligo", praticamente un romanzo. Si dice che un buon vino deve essere "lungo", nel senso che le sfumature dei suoi aromi devono permanere prolungatamente al palato. Per quanto riguarda i nomi siamo diametralmente dalla parte opposta. Un nome memorabile deve essere breve. Non deve generare confusione, non deve presentare parole difficili da pronunciare, deve essere chiaro e semplice sia pure evocando significati e concetti pregnanti. Altrimenti la gente dirà "ho bevuto... ehm... un Prosecco del quale non mi ricordo il nome". E questo non è esattamente il risultato che si prefigge il packaging e il naming. Peccato, perché in questo caso la grafica dell'etichetta risulta originale ed equilibrata. E anche elegante, in una categoria (il Prosecco) che spesso non valorizza il prodotto esteticamente. 

Vini Aromatizzati? Please...

etichette packaging design grafica labelling mktg naming ricerca nomeBlack Currant, Vino Rosso, Elephant Island Orchad Wine.

etichette packagingdesign marketing label cartografica elefante naming ricerca nomeSe non abbiamo compreso male, si tratta di vini aromatizzati provenienti dal Canada. Sì, da due coraggiosi produttori (marito e moglie) che coltivano grappoli di felicità in terre molto fredde. Quello che ha attirato l'attenzione è stato l'uso creativo dell'etichetta dove un elefantino, simbolo e logo aziendale, disperde gioiosamente nella parte superiore dell'etichetta i vari frutti di riferimento, che sono anche nome e definizione di prodotto (qui Ciliegie e Ribes Nero, ma in gamma ci sono anche More, Pere, Albicocche, etc). Si tratta di una etichetta più costosa di altre perchè presenta variabili cartografiche complesse. Il risultato è di grande evidenza e simpatia. Sui vini non ci sentiamo di garantire nulla, anche perché non li abbiamo assaggiati e probabilmente non lo faremo mai.

Papaveri e Papere (e Fagiani)

etichetta azzurro ciano grafica packaging illustrazione naming ricerca nomeDuck 'n' Pheasant, Sauvignon Blanc.

Questo simpatico produttore (a vite) della Nuova Zelanda presenta il proprio Sauvignon Blanc con un pugno in faccia: quel ciano (termine tecnico per dire azzurrone cielo, o anche "cielo, che azzurrone!") spara come un mitragliatore e, come più volte detto, non è alimentare. Adatto forse per profumi e saponi, ma non al vino. Veniamo al nome: Papero e Fagiano. Forse un consiglio di abbinamento ma... no, un bianco con l'anatra al forno? O con il fagiano in umido? Qualcosa non torna. Il carattere di scrittura non è equilibrato (va da un "bastone" a un "graziato" con insostenibile destrezza). Le illustrazioni dei due animali da cortile sono belle, originali, probabilmente sprecate. Ah, i nuovi mondi del vino! (cliccare sull'immagine per ingrandire)

Ogni Giorno è un Vino Nuovo

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Linea Ogni Giorno, Zonin.

etichetta bottiglia vino rosso frizzante packaging design naming grafica labelIl colosso del vino Zonin commercializza in Gdo una linea di vini "da battaglia" che ha deciso di distinguere con il nome di linea "Ogni Giorno". Si tratta di quella tipologia di denominazione che possiamo definire didascalica. Cioè molto aderente al significato che vuole trasmettere. Sono vini di tutti i giorni, di poco costo e di non elevate pretese. Il consumatore (in questo specifico caso è proprio la parola giusta per definire i potenziali acquirenti) doveva ricervere una comunicazione chiara (adatta quindi ad un target socio-economico basso) e lineare. Dritta la punto, insomma. E di punti Zonin ne mette a segno molti con i volumi di vendita che questi vini assicureranno. Etichette graficamente ineccepibili: equilibrate, sobrie ma con i codici comunicativi giusti. Insomma un marketing ben organizzato e competente. 

Le Artistiche Etichette di Franz Haas

etichetta etichette grafica packagingdesign marketing label naming ricerca nomeLepus, Pinot Bianco, Franz Haas.

etichette rosso vino colore artista grafica packaging naming labelling mktgDa anni le etichette dell'altoatesino ed eclettico Franz hanno la paternità dell'artista Riccardo Schweizer, ora scomparso. Molto colore, stile arte moderna, grafica indubbiamente insolita, non comune per delle bottiglie di vino. Si può non essere d'accordo sul genere, ma certamente, nel tempo, queste etichette hanno contribuito a costruire una identità precisa, e ancora di più una riconoscibilità dell’azienda. Passiamo al naming: solo alcuni vini della cantina di Haas hanno un vero e proprio nome. Ad esempio questo "Lepus" che significa lepre in latino giacché (scrive il produttore nel suo sito): "...sullo stemma di famiglia è da sempre riportato un leprotto". Nome evocativo quindi. Agile, cioè breve (ma non del tutto gradevole foneticamente) che non convince del tutto per via di alcune assonanze che potrebbe evocare (su tutte il fastidioso “pus”).

Un Vento di Follia

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Un Vent de Folie, Le Chai au Quai.

A volte serve un vento di follia nella mente del produttore per creare (o commissionare) un nome originale per un vino. Questo nome, tutto sommato semplice, forse anche stereotipato nel significato, evoca emozioni conviviali, voglia di evasione, volontà di folleggiare in perfetta assonanza con un nettare divino. E' quindi una denominazione positiva, che fa viaggiare la mente sulle ali della spensieratezza. Aggiunge quindi molto al prodotto, promette e scommette sul gradimento non solo palatale dei clienti, ma anche su quello psicologico. Etichetta graficamente elegante, impattante sia pure limitata a contrasti bianco/nero. Originale grazie al taglio cartografico sulla sua sommità che conferma il "vento" e la "follia".

Anomalia o Animalia?

bottiglia nero etichetta elegante packaging design naming oro label grafica mktgAnomaly, Cabernet, Anomaly Vineyards.

Il simbolo/logo dell'azienda è un lupo che ulula alla luna. Un lupo lunatico, insomma. Nessuna anomalia fin qui. Lo svarionare in argomento di vino viene dopo, nell'anomalia del prodotto. Citiamo l'azienda: "the Anomaly Vineyard has 3 different pruning systems, 3 different varietals, 7 different clones, and 3 different rootstocks. The combinations create 9 unique blocks. The blocks are fermented separately and kept separate for their entire maturation." Eccetera, eccetera. Un marketing che parte dalla coltivazione e arriva, nero, essenziale ed elegante, fino all'etichetta. Così estrema da sembrare bella. Ottima la scelta del carattere in oro, preziosa la cartotecnica in rilievo. Un vino patinato come solo gli americani possono progettare e realizzare. Bravi, ma noi ci teniamo stretti i nostri nostrani e molto meno ruffiani Ruché. 
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Vino Primitivo in Arcaica Etichetta

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Zinfadel, Primitivo, Montigo.

Lo chiamano Zinfadel in giro per il mondo, ma si tratta del Primitivo di Puglia. Ricapitoliamo: viene dall'Italia, coltivato prevalentemente in California e l'etichetta è stata realizzata in Norvegia. Un mix davvero intrigante che ci dona una comunicazione arcaico-decò che può attirare l'attenzione. L'uso della definizione Zinfadel in luogo di Primitivo, ma con la specifica che il vino proviene dalle terre italiche può incuriosire. Il "color vino" (un fucsia scuro) abbinato all'oro è abbastanza insolito. Il risultato finale, volutamente old-style, per il mercato estero può funzionare. Ma comunque chiamiamolo Primitivo o dannunzianamente Zinfadello!