Il Faccione di Quel Piacione di Platone
Stranezze Astratte di una Romagna Romantica
Lo Stralisco, Sangiovese, Chiara Condello.
Bollicine Concrete sulle Colline Pavesi
Zuffada, Pinot Nero (Spumante), Casa Zuffada.
Si tratta in sostanza di un agriturismo a circa 70 chilometri da Milano. Si trova a Ruino in provincia di Pavia (dove ha sede e produzione anche il celebre caseificio “il Boscasso”). La specialità di Casa Zuffada sono gli spumanti. Su quelle colline, a trattarlo bene, il Pinot Nero (o Noir, secondo le origini francesi) rende bene, soprattutto sotto forma di bollicine. Ed ecco quindi un Metodo Classico sfidante, anche per quanto riguarda il packaging. Cosa vediamo in etichetta? Tanta semplicità. Su un fondo di carta tattile la grande scritta che è nome del vino e della cantina stessa: “Zuffada”. Sotto al nome un simbolo. Moderno, ottico, ipnotizzante, anche un po’ tribale. Alla base la scritta in rosso “Pas Dosé”, in evidenza. Più in piccolo, Pinot Nero e Metodo Classico. Nient’altro. Poche parole, grandi certezze. Uno schema da leader di mercato se non fosse che questa piccola realtà produce questo vino con una vigna di solo 1 ettaro. Eppure la semplicità paga, in termini di credibilità e sostanza. Nessuno fronzolo, solo concretezza. Cosa ci vuole a creare un’etichetta così, direbbero in molti. Creatività poca, ma tanto coraggio e amor proprio.
La Catarsi Filosofica dello Champagne
Blanc de Noirs, Champagne, Domaine Rousseaux-Batteux.
L’eterna battaglia tra il bianco e il nero è una questione filosofica. Forse anche tra il bene e il male, tra il giorno e la notte, tra il sole e la luna. Si tratta di un combattimento che si svolge da secoli anche nelle campagne dello Champagne (l’assonanza è voluta: ormai si dimentica che “Champagne” significa proprio quello e non cene sfarzose in castelli fiabeschi, significa proprio “campagna”, campagnolo, rurale, genuino). Il dilemma è sempre tra il vitigno Pinot Noir e lo Chardonnay. Caratteri diversi che di solito vengono amalgamati (insieme al Meunier nella formula classica), ma che per gli esperti valgono molto anche come vitigni solisti. E qui si apre lo spartiacque tra gli austeri e i gaudenti, tra gli amaricanti e i fruttanti (giusto per la rima). Alcuni dicono tra il maschile e il femminile. Ma non vorremmo cadere nella trappola del geneticamente scorretto. Ironia della sorte vinicola (storica) lo Champagne più acquistato e quindi, a monte, conosciuto è il Blanc de Noirs, bene in evidenza in questa etichetta, che gioca a confondere le idee ai meno avvezzi. Si tratta di un “bianco” creato con un vitigno “nero”. Intrigante quanto basta già in partenza. Cosa desiderare di più? Un tocco di mistero, tra bollicine fini e aromi ben marcati, è quello che ci vuole per un incontro romantico o un brindisi festoso.
Pane, Olio e Vino, la Formula della Semplice Felicità
EVO, Tenuta Sigillo.
Si sa che olio e vino vanno a braccetto, soprattutto in Italia, da molti secoli. E gli Antichi Romani ci sono sempre in mezzo. Certo l’Abruzzo non è una delle regioni di riferimento per il vino, ma lo è per l’olio extravergine di oliva, ancora oggi sottostimato. Ed ecco quindi un post che parla di un’etichetta di olio, in onore della buona tavola italiana. Si dice che pane e vino possa essere un cibo completo e nutriente, ma pane e olio lo è ancora di più. Soprattutto quando la qualità della materia prima è elevata. In questo caso elevatissima. Ma veniamo all’etichetta di questo EVO prodotto a Penne, uno dei Borghi più Belli d’Italia, da Emanuela Sigillo, discendente di una famiglia che da generazioni ha abitato e coltivato quelle colline in provincia di Pescara, a metà strada tra il Mare Adriatico e il Gran Sasso d’Italia. Etichetta verde-oliva, biologica al primo sguardo, lo stemma dei Baroni Sigillo in alto, la scritta al centro con evidenza, in bianco, alla parola “bio”, un ramo con frutti e foglie in basso. Nient’altro. Semplicità. Alla base, meno visibile in questa foto, la doverosa precisazione “100% italiano”, laddove ormai l’olio d’oliva che si trova in commercio non si sa più da dove venga. Ed è già un miracolo se proviene solo da terre che si affacciano sul Mediterraneo. Non solo italiano, questo olio, ma regionale e ancora di più (o ancora meno, dipende dai punti di vista): locale. Ed è questo essere circostanziato da storia, cultura, territorio, tradizioni, che lo rende perfetto. O semplicemente molto buono, senza esondazioni in materia di marketing. E allora la formula della felicità è: pane, olio e vino. Con un pizzico di sale, anche sotto forma di saggezza, che non guasta mai.
Gutturnio e Fasulìn in Edizione Speciale
Gutturnio, Cantina di Vicobarone.
A volte succede (molto spesso in Italia) che vengano commissionati dei vini in edizione speciale (in particolare delle etichette redatte apposta per situazioni estemporanee) da parte di Ristoranti, Eventi, Celebrazioni, Fiere e Sagre. E’ proprio quest’ultimo il caso in cui la storica Festa del Fasulìn de l’Oc con le Cudeghe, che si tiene ogni anno a Pizzighettone, vicino a Cremona, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, ha ordinato numerose bottiglie di Gutturnio alla poco distante Cantina di Vicobarone. La decisione in merito a come organizzare graficamente l’etichetta in questione varia da un’impronta simpatica a quella magari più storica e celebrativa. In questo caso si è approfittato dell’occasione per fornire una mappa del luogo dove si tiene la fiera: si tratta della Gerra di Pizzighettone, come riportato in etichetta. Innanzitutto vediamo cosa significa questa parola, “Gerra”. Andiamo da “giaciglio, stuoia, graticcio” a “guerra” vera e propria, fino a “sciocchezza”, sempre dal latino. Siamo più propensi a tradurre come “guarnigione” visto che il comprensorio in oggetto è fortificato con alte mura e casematte (a proposito, cos’è una casamatta? Trattasi di opera difensiva fissa in muratura, insomma un bunker). Cos’altro su questa etichetta speciale? Il nome del vitigno in grande (che diventa anche nome del vino) e il logo della cantina produttrice in alto. Qualcuno le colleziona queste edizioni speciali. Oppure se le beve, che è anche meglio.
Baffetto Perfetto e Occhiale Modello per un Tempranillo Brillo
El Figura, Tempranillo, Siete Pasos.
Un’etichetta davvero curiosa, che ci diverte analizzare. Innanzitutto dobbiamo dire che in rete non si trovano sufficienti informazioni sull’azienda e su questo vino in particolare. Si sa che siamo nella regione vinicola più importante della Spagna, La Rioja, dove dominano i vini rossi. Si sa anche che questo vino è composto al 100% da Tempranillo, uno dei vitigni più diffusi in Spagna. Cosa possiamo notare nel packaging? Un colore di fondo rosa che contrasta nettamente (nella percezione stereotipata) con il viso dell’uomo “macho” in primo piano. Baffi da avventuriero, occhiali da maranza. Il nome del vino è “El Figura”, forse un epiteto indirizzato proprio al soggetto ritratto in primo piano. Figura in spagnolo si traduce con… figura. Ma a parte queste considerazioni grafiche dobbiamo passare ad una valutazione semantica, laddove in alto leggiamo questa frase: “Preciosa! I dònde tiene el botòn de “Me gusta”? Più o meno traducibile con “Carissima, dov’è il pulsante “Mi piace”? Variamente interpretabile, certo. Sicuramente sorprende e incuriosisce. Questo packaging, quindi, si colloca nella serie di etichette simpatiche, anacronistiche, curiose e creative. Non ci sono dubbi, se non sul modello di occhiali da sole indossati dal famigerato individuo brillantinato.






