Le Famose e Formose Pesche dell’Idaho
Colori e Sapori si Mescolano in una Spiaggia dell’Oregon
Grappoli Siciliani da Riconoscere a Occhi Chiusi
Un Refosco Diabolico ma Anche Simpatico
Ronc dal Diaul, Refosco (dal Peduncolo Rosso).
Attorno al nome di questo produttore (che diventa anche nome di linea per una serie di vini) si avviluppa una leggenda locale. Inizia tutto dal Ponte del Diavolo (Puìnt dal Diàul in dialetto) di Cividale del Friuli, e inizia tutto nel lontano 1442! Il ponte, che attraversa il fiume Natisone, è diventato un simbolo di quella zona. Narra le leggenda che gli abitanti del luogo, per facilitare la costruzione del ponte (alto oltre 22 metri e che presenta una ardita architettura che poggia su un grande masso al centro del fiume) si rivolsero al Diavolo che chiese in cambio di poter prendere l’anima del primo essere vivente che avesse attraversato quel ponte. Gli abitanti del paese fecero transitare un maiale e così ingannarono il Diavolo. L’azienda produttrice di questo vino stabilisce i propri vigneti proprio nei pressi del ponte e per questo decide di chiamarsi “Ronc del Diaul” laddove “ronc”, in dialetto friulano è la sommità collinare meglio esposta del vigneto. In etichetta, sotto al nome scritto con un carattere medievale, troviamo un mascherone diabolico che incute terrore ma al tempo stesso fa anche simpatia: una specie di maschera carnevalesca. La spigolosa etichetta può contare su una carta di fondo spessa al tatto e su inchiostri in rilievo. Alla base l’annata e il nome del vitigno. Nel complesso il packaging frontale attira l’attenzione e può vantare quindi un’ottima memorabilità.
Da Troia alle Coste Pugliesi è un Volo
Il Vermut (o Vermouth) che sa di Antico
Antich, Vermouth.
Chissà se è proprio vero che questo è il “primo vermouth di Barcellona”. Sarà stato il primo in ordine temporale (1850) oppure “il primo” viene inteso come leader delle vendite? Non sappiamo, ma potrebbe essere un valido equivoco di marketing. Etichetta dagli stilemi antichi, e come negarlo se questo prodotto, per di più, si chiama “Antich”? A prima vista tutto è collegato (il riferimento all’antichità, alla tradizione, alla storia). Poi leggendo bene si scopre che il nome è dovuto al fondatore dell’azienda, Anton Antich. Anche in questo caso l’equivoco è dietro l’angolo. Quello che importa è che questa, nel suo genere, è una bella etichetta. Studiata nei minimi particolari. Possiamo accennarne qualcuno: in alto vediamo uno stemma con una grande “A”, logo dell’impresa; sotto al nome (cognome del fondatore) viene evidenziato che la Casa è stata fondata nel lontano 1850 (ottimo), nella cornice arabescata, in basso a sinistra, scorgiamo un grappolo d’uva (il Vermouth o Vermut è un vino liquoroso, per cui c’entra sempre l’uva, di base). In basso nella parte argentata del packaging vediamo la riproduzione della firma autografa del fondatore poco sopra alla precisazione “Vermouth Original”. E infine tre tranquillizzanti parole: Bio - Organic - Eco (per chi fosse duro d’orecchi). Nel complesso un bel lavoro di precisione che unisce una ricerca concettuale di marketing con la sua effettiva manifestazione in etichetta. L’allure di Barcellona fa il resto.
Un Guerriero Orgoglioso della Sua Terra
Guerriero della Terra,
Il “gioco” creativo di questo nome, Guerriero della Terra, nasce logicamente dal nome stesso dell’azienda, cioè dal cognome della famiglia fondatrice e proprietaria: Guerrieri. In questo caso il Guerriero della Terra è un vino rosso, da Montepulciano (d’Abruzzo) e Sangiovese, mentre in gamma abbiamo anche, specularmente, un Guerriero del Mare a base Bianchello. Sono due vini che vengono prodotti in edizione limitata, da vigne vecchie, solo in annate particolarmente favorevoli e con vendemmie tardive. L’analisi dell’etichetta a prima vista sembra facile: carta di fondo spessa al tatto, colore avorio, il nome del vino in alto (con un carattere corsivo, anticante), il millesimo della vendemmia al centro in rosso, e in basso il nome dell’azienda (da notare “agraria” invece del consueto “agricola”). Etichetta efficace? Si fa notare? Oppure la sua semplicità conduce a una eccessiva sobrietà di sensazioni e di intenti? L’eleganza c’è, non vi è dubbio. Certo che mancano elementi (grafici, illustrativi) emozionali che vengono rimandati al solo nome del vino, che sicuramente è evocativo. Il suo nome dice che questo vino è forte e fiero, e appartiene alla terra, a quella terra dove matura l’uva che lo compone. Il tutto con orgoglio contadino, certo, ma anche con un alone di storia e tradizione che in questi casi non guasta.
Un Fiore Canterino dall’Australia con Fulgore
Profumo di Champagne dalle Parti di Mailly
N.5, Champagne, Lucien Roguet.
Non stiamo parlando di un famoso profumo, anche se la sobria ma elegante etichetta potrebbe appartenere a quella categoria. Il nome del vino, poi… è proprio “N.5”! A discolpa del produttore di questo Champagne Rosé possiamo dire che nella propria gamma propone anche un N.1, un N.2, un N.3 e così via fino al N.6, secondo tipologia. Tornando all’etichetta troviamo un valido collegamento cromatico-produttivo nel colore di fondo (quasi un salmone, ma tendente al carminio), sul quale vengono impressi i caratteri del nome del produttore, in primo piano e nella parte bassa il nome del vino con la specifica “rosé”): questo Champagne infatti viene prodotto con i classici vitigni della tradizione, Pinot Noir, Chardonnay e Pinot Meunier, ai quali viene però aggiunto il 10% di Pinot Noir vinificato in rosso e affinato in legno. Ad ottenere quindi in questo modo la colorazione rosata di queste bollicine. Un’altra particolarità di questo produttore è che in origine, quando l’attuale erede Samuel, che ha ripreso in mano le redino dell’attività di famiglia, avrebbe voluto chiamare l’azienda, Pol Roguet, onorando il nome di suo padre. Ma in questo modo ci sarebbe stata una indubbia somiglianza con il celebre marchio di Champagne Pol Roger, e probabilmente qualche noia legale. Si decise quindi di andare a ripescare il nonno Lucien per battezzare l’azienda “Lucien Roguet”. Curiosità, tecniche e aneddotiche, che contribuiscono al racconto e alla memorabilità del prodotto, unitamente a quello che a livello qualitativo e gustativo riuscirà a imprimere.