Blanc de Noirs, Champagne, Domaine Rousseaux-Batteux.
L’eterna battaglia tra il bianco e il nero è una questione filosofica. Forse anche tra il bene e il male, tra il giorno e la notte, tra il sole e la luna. Si tratta di un combattimento che si svolge da secoli anche nelle campagne dello Champagne (l’assonanza è voluta: ormai si dimentica che “Champagne” significa proprio quello e non cene sfarzose in castelli fiabeschi, significa proprio “campagna”, campagnolo, rurale, genuino). Il dilemma è sempre tra il vitigno Pinot Noir e lo Chardonnay. Caratteri diversi che di solito vengono amalgamati (insieme al Meunier nella formula classica), ma che per gli esperti valgono molto anche come vitigni solisti. E qui si apre lo spartiacque tra gli austeri e i gaudenti, tra gli amaricanti e i fruttanti (giusto per la rima). Alcuni dicono tra il maschile e il femminile. Ma non vorremmo cadere nella trappola del geneticamente scorretto. Ironia della sorte vinicola (storica) lo Champagne più acquistato e quindi, a monte, conosciuto è il Blanc de Noirs, bene in evidenza in questa etichetta, che gioca a confondere le idee ai meno avvezzi. Si tratta di un “bianco” creato con un vitigno “nero”. Intrigante quanto basta già in partenza. Cosa desiderare di più? Un tocco di mistero, tra bollicine fini e aromi ben marcati, è quello che ci vuole per un incontro romantico o un brindisi festoso.



