Due Lune sono Meglio di Una

sicilia design grafica etichette brandingDue Lune, Nerello Mascalese-Nero d'Avola, Cantine Cellaro.

Questa grande cantina siciliana ha un sito che graficamente non si può giudicare ma ha creato un'etichetta davvero interessante per "vestire" il suo Nerello Mascalese/Nero d'Avola. Design pulito, originalità nella cartotecnica, ma soprattutto un nome intrigante. Due Lune. Sembra semplice, lo è, di fatto. Breve, chiaro, lineare. La sua "furbizia" sta nel richiamare la luna, da sempre icona di magia e fascino, nonché arbitro di stagioni, meteorologia, umori e travasi. La sua originalità sta nel citare non sola una luna ma due. Rimane quell'alone di mistero anche nella percezione "esterna" del nome, nonostante l'etichetta confermi il tema con un'originale rappresentazione di due lune, una piccola e dorata dentro ad una luna più grande e nera. Forse lo yin e lo yang dell'esistenza, forse un segno "temporale" oltre che arcaico e tradizionale, nel senso della lavorazione del vino. Il nome, scritto in corsivo, non è pienamente leggibile ma è l'unico appunto che si può muovere a questa riuscita e lunare etichetta.

Quando il Design è Imitativo

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Chandon, Brut Classic, California.

Ricorda molto un famoso Champagne il nome di questa casa vinicola californiana che ha fondato tutto il proprio business su una "vaga" assonanza con la Maison francese. All'inizio si è tentati di cercare da qualche parte nell'etichetta il "pezzo mancante", cioè il prefisso Moet... ma poi ci si rende conto che Chandon è il nome definitivo e che questo "brut classic" viene da oltre oceano (California, scritto in piccolo). La consonanza si è spinta, con il design della bottiglia, fino a proporre i classici colori della bandiera francese, bianco, rosso e blu, giusto per appagare l'occhio. Resta da scoprire se il contenuto della bottiglia possa minimamente competere con il rinomato rivale. Quella dei nomi "di deliberata identicità" invece che di libera autenticità è una fiorente attività davvero "poco creativa" e molto imitativa. Ma business is business, direbbero in California. Mentre in Francia direbbero sicuramente qualcosa di più "acceso".

Un Tocco di Follia

naming ricerca nome calabria rosso grafica brandingToccomagliocco, Magliocco, Acinovini.

naming packaging lettering semantica foneticaNelle intenzioni dell'azienda produttrice, quel bollo rosso al centro dell'etichetta è un "acino che vola". Si potrebbe filosofeggiare su questo (e di fatto nel sito del produttore ci sono prose meditabonde), parlando di un frutto miracolato o di ambizioni più vaste dell'orizzonte ottico. La nostra attenzione è stata attirata, oltre che dalla particolare ed "estrema" grafica dell'etichetta, dal nome del vino: Toccomagliocco. Dove magliocco è il vitigno che compone al 100% questo vino calabrese. Vitigno autoctono vero. Da qui a decidere di nominare questo vino rosso "Toccomagliocco", tutto attaccato, ci passa un attimo di lucida follia. Il risultato è originale, memorabile nonostante le 14 lettere. Sarà la rima o la fonetica un po' da formula magica, che il vino prende "forma" e si distingue. 

Qui c'è un'Idea

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Fog Mountain, Red Wine, California.

Raramente si trovano nelle etichette dei vini delle idee creative vere e proprie. Semplici ma originali. Idee ce ne sono molte in giro, ma stiamo parlando di quel guizzo, quel pensiero laterale, quel qualcosa in più, capace di distinguersi. Qui l'idea grafica è tutto sommato semplice, potrebbe dire qualcuno (sempre così, davanti a un'idea molti dicono "e cosa ci voleva?". Ci voleva un'idea, appunto), rappresentare il nome, il concetto del vino "la montagna nebbiosa" non solo verbalmente ma anche con un visual. Niente illustrazioni quindi (come raffigurare la nebbia?), ma l'idea di definire la "nebbiosità" con un insieme di scritte e lettere di varie dimensioni, che a sfumare diventano una montagna avvolta dalla foschia. Le lettere e le parole che compongono la montagna sono il nome stesso ripetuto più volte: Fog Mountain. Un gioco tipografico e cartografico che risulta efficace come comunicazione. E memorabile anche agli occhi dei più distratti. Ideas rules!

In (S)favore delle Etichette Tipografiche.

logo naming ricerca nome marketing comunicazione etichette vinoPinot Grigio, Creekside Estate Winery.

Ci sono due "problemi" con le etichette definibili come "tipografiche" (quelle che sostanzialmente sono - anche visivamente - composte da lettere, di solito molto grandi): il fatto che "poteva crearle anche un tipografo" (con tutto il rispetto per questa mirabile categoria artigiana ormai scomparsa in favore della composizione tipografica digitale) e l'aggravante di voler scrivere in verticale (perché, viste le limitate dimensioni delle etichette per bottiglie di vino e il loro sviluppo verticale, questa spesso risulta come l'unica soluzione possibile volendo collocare scritte macroscopiche). Il risultato si può accettare solo "a capo torto", cioè leggendole a collo inclinato. Ma non è solo questa "scomodità" a sconsigliare simili soluzioni creative (che di creativo hanno poco), è anche una questione di eleganza, gusto, bellezza. In pratica: la ricerca a tutti i costi di impatto visivo non deve prevaricare la gradevolezza generale. 

Con i Piedi per Terra

packaging grafica marketing branding comunicazioneTerre Brune, Carignano del Sucis, Santadi.

Esistono molte versioni, leggermente diverse tra loro, di questa storica etichetta della Cantina Santadi. Etichette che nel tempo sono state ristilizzate spostando qualche elemento, migliorando la grafica e l'impaginazione, ma sostanzialmente mantenendo gli elementi importanti, che di base sono tre: il nome, Terre Brune, breve e vibrante, nonostante sia composto da due parole, molto concreto e descrittivo ma al tempo stesso emozionante nella sua semplicità "agricola". Bello, e coerente con gli altri elementi, anche il carattere di scrittura. Quindi possiamo vedere al centro l'immagine al tratto di un nuraghe, collocato su due "nastri di colore" che rappresentano la conformazione del territorio del Sulcis. Pochi semplici elementi che risuonano all'unisono. Nel complesso un'etichetta che ben esprime la classicità insieme alla volontà di "innovare nel solco della tradizione". 
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Vino Antico, Arte Moderna.

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Fiano di Avellino, Le Masciare.

Non ha un nome questo vino, se non la denominazione relativa al vitigno. Accade quando il vitigno di riferimento è "preminente" e da solo "fa notorietà" e attira l'attenzione. Non ci rimane quindi che analizzare il visual dell'etichetta, molto colorato, ardito nel tratto, contemporaneo nell'arteggio. Si presume che quello sghiribizzo rappresenti la vigna e i suoi frutti. Il risultato, guardando nel suo complesso la grafica dell'etichetta, non è male. Fra tante etichette che "mettono in mostra" l'arte queste hanno un loro gusto cromatico e studiato equilibrio. Forse l'unica critica la potremmo rivolgere al carattere di scrittura in corsivo di Fiano di Avellino, che se fosse stato più "inquadrato" avrebbe donato ancora più equilibrio all'insieme.

Quando l'Etichetta è una Tombola

etichette bottiglia grafica ricerca nome numeri branding932013, Syrah, Spadafora.

Per questo vino, molto particolare, un syrah siciliano biologico e quindi senza solfiti aggiunti, il titolare dell'azienda ha voluto celebrare i 20 anni di attività della medesima. Prima vendemmia nel lontano 1993, e poi questa annata, il 2013, a sancire due decadi di vinificazione. Il concetto e l'intenzione sono mirabili, ma l'effetto comunicativo meno. Questa serie di numeri in etichetta, scritti senza riferimenti a datazioni di sorta (poi il concetto è spiegato nel retro etichetta, ma la prima impressione è quella che conta, spesso) sono molto visibili ma poco memorabili. Difficile ricordare la serie 93-20-13 se non annotandosela per giocarla al lotto, magari. In aggiunta a questa considerazione notiamo una scritta in francese "les joeux sont faits", un chiaro invito, per quei numeri, di giocarli alla roulette (se non che al lotto il 93 non c'è e la roulette arriva fino a 36)! La vittoria quindi non sarà probabilmente numerologica ma gustativa, quello sì.

Elementare, Watson!

packaging design grafica branding marketing comunicazioneCanalicchio, Brunello di Montalcino.

Trovare la "soluzione" giusta per l'etichetta di una bottiglia di vino è tutt'altro che elementare. La questione è che la grafica e il design devono essere semplici e fruibili (leggibili, memorabili, gradevoli, evocativi, emozionali) ma la semplicità non va confusa (o barattata) con il "semplicismo tipografico". Diciamo che mettere in fila (e centrare otticamente) le informazioni di legge che devono apparire in etichetta non è difficile. Altra storia è fornire queste informazioni ai potenziali clienti con una modalità creativa e soprattutto comunicativa (nei termini di semplicità e fruibilità descritti sopra). Molti produttori di grandi vini di gran nome come Amarone, Brunello, Barolo, Chianti Classico, Barbaresco, Sagrantino, Aglianico, credono che, stante il Grande Nome, sia sufficiente un'etichetta eterea, semplicemente descrittiva, senza emozioni, senza il guizzo di un'idea. Ma "sullo scaffale" la competizione è agguerrita e di fatto qualche concorrente (magari con un prodotto inferiore, accade anche questo) si distingue in modo particolare e si afferma di più, sia in termini di notorietà che di vendite.

Il Sacro Fuoco

etichette design grafica ricerca nome branding marketing Fogo, Charnu.

Etichetta da "pensiero laterale": il nome Fogo, in portoghese "fuoco", è breve ed evocativo: uno dei 4 elementi della filosofia greca antica, simbolico e concettualmente comunicativo, viene accompagnato da una bella illustrazione di un galletto costituito da segmenti di fiamme rosse. Se vogliamo trovare un difetto possiamo dire che il galletto è notoriamente "territorio francese". Ma almeno l'uso che ne viene fatto in questo caso è coerente con il nome e gradevole come impatto visivo. Etichetta graficamente equilibrata, di ottimo impatto, apprezzabile l'originalita. Tornando al nome, molto protagonista come dimensioni, è certamente parola generica ma dotata di grande forza. 4 lettere soltanto (in italiano "Fuoco" ne ha 5 quindi è parificabile), immediatezza, ancestralità, impeto: memorabilità garantita.

Il Packging è un'Arte Varia

Masserei, Rosato di NegroAmaro, Schola Sarmenti.

packaging naming logotype grafica design branding etichette labelsManifesta subito un'impronta clericale questa etichetta a croce. Ricorda qualcosa di medievale, forse anche da inquisizione. Il calice al centro della croce conferma la deriva fratesca e il mottetto iscritto alla base del logo chiude il cerchio affermando "Eruditio et Disciplina". Volendo invece sfatare le sensazioni religiose trasmesse da questo packaging, è utile aggiungere che al centro del calice vi è un sole raggiante (simbolo pagano) e che i suoi contorni definiscono, a ben guardare, il profilo di due donne. Le etichette sono minimaliste nella grafica, indubbiamente originali nella cartotecnica, come già detto, a forma di spessa croce. Insomma queste bottiglie non passano inosservate, ma una volta colpita l'attenzione portano sensazioni fin troppo misteriche (della fede). Passando ai nomi che l'azienda ha voluto attribuire alla propria gamma di vini ecco il rosato Masserei al quale si aggiunge il rosso Roccamora (altri rossi si chiamano Nerìo, Critèra, Artetica, Armentino, Diciotto...), poi abbiamo un bianco che si chiama Candòra e un passito nominato Corimei. Nel complesso come fonetica, immediatezza, memorabilità se ne salvano solo un paio. 
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Epica Poetica e Anche Pratica

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Epica, Cabernet Sauvignon, San Pedro.

Un'etichetta con particolari che potrebbero colpire: il nome a caratteri "cubitali", l'estrema pulizia grafica (non sempre positiva), quel particolare puntino della "i", rosso, scavato e romboidale. E forse primo fra tutti quello "stiloso" modo di "pizzicare" la "A" da parte della "C", grazie all'andamento verticale del nome. Le parole in verticale non si prestano ad una lettura "comunicativa" e immediata. Spesso sono vezzi grafici alla ricerca di un'originalità che nuoce più che giovare. In questo caso, il nome in verticale, ad uso e consumo di quelle idea di far incontrare in quel modo la "C" e la "A", diventa nota di distinzione. E regala uno spunto di creatività ad una etichetta che per il resto è senza "guizzi".

Arte e Vino si Sposano Bene

naming etichette branding comunicazionePetalos, Bierzo, Palacios.

grafica design marketing branding illustrazioneDa sempre il connubio tra illustrazione, pittura, scultura, arte in generale e il mondo del vino, funziona e porta valore ad entrambi i contraenti. Il vino è arte e cultura, l'arte è emozione. Tutti gli elementi combaciano. Certo servono "opere d'arte" dotate di estro e creatività, capaci di generare attenzione e buone sensazioni. In questo caso abbiamo un'etichetta artistica molto semplice come esecuzione, molto "contemporanea": l'illustrazione mostra un albero, forse un arbusto floreale, e i petali colorati come interpretazione dei doni colorati della natura. Il nome "Petalos" è coerente (ma probabilmente in questo caso l'artista ha "seguito" il nome, fornendo una quadratura concettuale a livello visivo). Il resto dello spazio disponibile è gestito graficamente in modo semplice, descrittivo: il protagonista è certamente il tratto pittorico che risulta piacevole, moderno, evocativo, emozionante, quindi memorabile.

Il Pallino per la Visibilità


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Altrovino, Cabernet-Merlot, Duemani.

La "lotta per la sopravvivenza" sullo scaffale, per un vino (sia nel canale horeca, sia in un supermercato, sia anche sulla tavola di un ristorante stellato), si gioca anche sulla capacità della bottiglia di essere originale. Di staccarsi dal mucchio. Di essere, quindi, notata. E' chiaro che dopo (o prima) giocano un ruolo determinante il buon nome del produttore, il vitigno, le scelte enologiche e via discorrendo (un ruolo determinante ce l'ha anche l'enotecario o il sommelier nel momento in cui, e nella modalità con cui, consigliano il vino). La scelta estetica di questa giovane azienda vinicola ha puntato sui colori: ricorda le prime mosse del genio cromatico di Missoni. E a dire il vero, anche le prove di visibilità che l'oculista sottopone ai pazienti per verificare casi di daltonismo. La sostanza, molto visibile, è che queste etichette si fanno notare. Scelte cromatiche diverse per i 4 vini in gamma e a guardare i nomi, viene confermata un certa originalità anche da quel punto di vista: Altrovino, Duemani (nome anche dell'azienda), Suisassi, Cifra. Non sono dei campioni di estro "nominativo" ma risultano brevi, efficaci, memorabili. In generale quindi ad un accurato lavoro in vigna e in cantina (l'azienda porta avanti un discorso di alta qualità, uve demeter, selezione) è seguita una attenzione per la comunicazione che lascia presagire una visione orizzontale (costruire sul medio-lungo termine), piuttosto che verticale (guadagnare subito). Una piccola critica: i testi nelle etichette non sono molto leggibili a causa della loro colorazione tenue, una scelta cromatica che preclude una perfetta fruibilità ma che si integra in un discorso di ricercata eleganza estetica.

Terra Est Vita

Anima, Chenin Blanc, Avondale Wine.

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packaging design labels marketing brand lettering logoIl nome di questo vino a base Chenin Blanc, proveniente dal Sud Africa è profondo e semplice al tempo stesso. "Anima" è parola un po' inflazionata, utilizzata in molti ambiti merceologici. Emozionale, particolarmente indicata per il mondo del vino, ma non originalissima. Di rimarchevole c'è la modalità con la quale il produttore ha deciso di comunicare tutto il concetto che sta dietro a questo nome. Diciamo che questo è un caso in cui il concetto è più pregnante, importante, del nome. Pur essendo un validissimo nome, sia chiaro. Nel sito, nella pagina specifica di questo vino, vengono comunicate in modo chiaro, sintetico e anche sufficentemente empatico, le motivazioni, il rational, di questa scelta di denominazione. Il riferimento è alla "forza vitale" perché "la terra è vita": dai minerali alle piante, dagli animali agli essere umani. Di bella ed efficace coerenza anche l'illustrazione in etichetta (proprio sopra al nome) che potrebbe sembrare un ghirigoro lezioso, e invece, spiegato, risulta essere  "una riedizione moderna dell'albero della vita, filogenetico ed evolutivo, a testimoniare che tutte le forme di vita sono collegate tra loro attraverso una serie complessa di rapporti, in un tempo infinito". Insomma una concettualizzazione così si trova raramente nella comunicazione del vino. Infine come grafica l'etichetta non è straordinaria, un po' spenta ed elementare. Ma gli elementi che la compongono, nome e simbolo, e soprattutto concetto a monte, già le attribuiscono dignità e valore in partenza.

Chiudere il Cerchio

etichette ricerca nome marketing comunicazione brandingCircle of Life, Sauvignon-Chenin-Chardonnay, Waterkloof.

Bello il concetto, bello il nome, bella l'etichetta. In questo "percorso" risiede tutto il successo di un packaging che vuole comunicare con i propri potenziali (o affezionati) clienti. Questo produttore sudafricano porta avanti un certo modo di lavorare, ispirato alla biodinamica, e lo vuole coerentemente affermare sulle proprie bottiglie. Il cerchio (il ciclo) della vita è quello, viene spiegato sul sito aziendale, che ogni anno consente alla vite di risvegliarsi in primavera, di produrre in estate e di riaddormentarsi in inverno. L'osservazione e il rispetto di questo ciclo vegetale-esistenziale porta a risultati qualitativi di rilievo con vantaggi per tutti: per chi produce e per chi consuma. Il nome, Circle of Life, ha in evidenza la C iniziale, rossa, che con il suo movimento circolare fortifica il concetto. L'illustrazione, semplice, empatica, riproduce il ciclo annuale della natura con ilare rappresentazione. La cartotecnica dell'etichetta ha inoltre la particolarità dello strappo superiore (fisico) e inferiore (grafico). In summa si può dire che questi sudafricani "bagnano il naso" a molti europei in fatto di packaging design. 
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L'Anima del Vino

ricerca nome naming packaging design grafica brand branding mktgRioja, Alma del Campo.

Questa analisi non può che iniziare dal nome del vino, in spagnolo, Alma del Campo, assoluto protagonista dell'etichetta (di fatto è anche il nome del produttore che, come avviene in molti casi, caratterizza le bottiglie di vino come se fosse un vero e proprio nome di prodotto). Protagonista, si potrebbe dire, a pieno titolo, visto il profondo significato che si porta dietro. In italiano sarebbe l'Anima del Campo. Che sarebbe il trancio, ma anche la vite, la vigna intera che lo ha generato, la terra, il paziente viticoltore che affonda i suoi passi nelle zolle mille volte al giorno. L'Anima del Campo finisce nel vino prodotto che a sua volta trasmette sensazioni ed emozioni anche all'anima di chi lo beve. Anime che si incontrano: c'è tutto un percorso in questo nome, un inizio ed una conclusione della storia, un tramite e un termine, che consente a chi decide di scegliere questo vino, di iniziare a immaginare quando la bottiglia è ancora chiusa e di continuare a farlo gustandola fino in fondo. Per quanto riguarda la grafica bisogna sottolineare che è equilibrata, si colloca tra classico e il moderno, è dotata di buona originalità, cromaticamente è di gusto, preziosa ma senza inutili sfarzi. 
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Natura a Tutto Tondo

Habitat, Garnacha e Sirah, Torres.

Ecco un buon nome per esprimere la personalità di un "Vino Ecologico" come dicono in Spagna (il produttore è della Catalogna). Il senso è quello di rafforzare, e anche di spiegare meglio, il concetto di biologico, naturale, organico, insomma il tema del vino genuino e rispettoso dell'ambiente. Tema ancora piuttosto astratto nella mente dei consumatori, soprattutto in italia. Quindi il nome Habitat, unitamente ad una grafica dell'etichetta che richiama con chiarezza e semplicità il "ciclo della natura" con raffigurazioni di alcune specie animali presenti in vigna, comunica l'importanza del perfetto funzionamento di quel meccanismo straordinario che è la natura. Habitat è anche, ormai, parola internazionale, comprensibile in tutti gli angoli della terra. Deriva dal latino habitare, abitare, e oggi ha acquisito quel significato che esprime "l'insieme delle condizioni ambientali in cui vive una determinata specie di animali o di piante".

Fino a un Certo Punto

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.G, Glera Metodo Classico, Le Vigne di Alice.

Coraggioso il pay-off aziendale di Le Vigne di Alice che recita "Life is a bubble". Non di meno, da parte di chi lo "riceve" leggendolo, la ricerca dentro di esso di una propria personale interpretazione. Diciamo che può essere molto "ampio", come un buon film (quelli del passato) dei fratelli Cohen. Viviamo tutti dentro a una bolla, è vero (prima interpretazione), ma questo non è molto bello, siamo cioè condizionati e strumentalizzati. La vita è meglio viverla in modo effervescente (seconda interpretazione), non male, e quanto meno è aspirazionale, prospettica, vivifica. La vita è un attimo, beviamoci sopra del buon vino (terza interpretazione), attimo in senso temporale e anche orientale. Ottimo, ci piace. Ed è questa la versione ufficiale delle produttrici. Comunque sia un pay-off in inglese e spumeggiante come questo si vede raramente nell'enologia italica. Ma passiamo ad un'altra operazione coraggiosa di Le Vigne di Alice, il nome .G (punto G) per il Prosecco Superiore (in senso di glera) in versione Metodo Classico (docG, forse la G viene anche da qui). Vino prodotto da sensibilità e gusto femminili, esclusivamente con il vitigno Glera. Vino che assimila alla sensualità dello Champagne, potrebbe essere una possibile interpretazione. Coraggioso, intraprendente, sfidante. Un solo appunto... il punto. Si vede poco. Si fa leggere poco. Forse un'opzione migliore sarebbe stata quella di esplicitare il tutto scrivendo "PuntoG" per esteso.

I Nomi non Hanno Confini (Forse)

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Amets, Prosecco Extra Dry, S. Maman.
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Il produttore di questo vino che prende il proprio nome aziendale dalla chiesetta di San Maman (nella zona di coltivazione delle vigne) e che ha creato un logo molto interessante (non così indovinato il nome, San Maman o S. Maman che dir si voglia è di difficile lettura, pronuncia e memoria), spiega sul proprio sito le origini del nome del vino: Amets. Si tratta, letteralmente di "Sogno" in lingua Euskera (Basco) perché "i sogni si sa non hanno né lingua né confini". Dunque ricapitoliamo: il logo aziendale (molto bello) riporta un nome (aziendale) piuttosto francese, S.Maman (ma anche veneto dialettale a dire il vero) e di difficile pronuncia, mentre il nome del vino, un Prosecco in varie versioni, è in lingua Basca. Amets, il nome del vino, è anch'esso di non facile pronuncia, sia pure con un significato che concettualmente potrebbe essere valorizzante (Sogno). Da citare la bella frase (in dialetto veneto) a chiusura della pagina del sito dedicata ai prodotti: "Mi piace pensare che il mio vino possa aiutarvi anche quando la ruota del mulino (della vita) pesca nell'acqua perché "se i afari i va mal, el corpo no la mai de patir".

Troppa Sobrietà Stona

grafica graphicdesign packagingdesign naming comunicazione marketingL'Avi Arrufi, Garnacha Blanca, Celler Vinos Pinol.

L'etichetta di questo vino spagnolo, il produttore è dalle parti di Barcellona, a sud, regione Terra Alta (questo sì che è un bel nome), è a dir poco essenziale. Stile moderno, direbbe qualcuno, ma qui si rischia seriamente di sconfinare in una "spartanità negligente". Di contrappunto il nome del vino (è anche questa dicotomia che stona), L'Avi Arrufi, significa e ricorda il nonno fondatore dell'azienda. Infatti Avi significa nonno, come avo per noi in Italia, Arrufi è il suo soprannome. Anche il riferimento in etichetta all'uso di barrique ("blanc fermentat en barrica") non risuona in modo coerente con l'eccessiva modernità, potremmo anche parlare di "sterilità grafica", dell'etichetta in questione. Ricapitolando gli elementi: un nome antico (menzione dell'avito nonno), un vino quasi ancestrale (da vigne storiche: hanno 70 anni) rappresentato e comunicato da un'etichetta asettica, che riproduce l'effetto del puro, freddo, lineare acciaio. Davvero poco emozionale.

Piccoli Paesi Crescono

packaging grafica design marketing moldova visualEchinoctius, Vino Rosso Riserva, Equinox.

L'etichetta di questo vino (del quale non si riesce a sapere molto sia pure cercando in rete) è certamente da catalogare come una soluzione di ottimo livello. Considerato che il produttore e il vino sono di un paese emergente, la Moldavia, tanto di cappello. E' evidente il gusto e il coordinamento grafico tra il visual e il nome. Il concetto di equinozio, ricco di significato "contadino" e meteorologico per i cambi di stagione che rappresenta, viene rafforzato da una serie di particolari di raffinata esecuzione: il piccolo prisma dentro alla "O" del nome, il bordino rosso che delimita la parte sferica bianca, il cielo stellato con le costellazioni in rilievo sulla parte laterale, nera, dell'etichetta. Un lavoro di grande precisione, cura dei particolari e soprattutto il risultato di una preziosa ricerca creativa e produttiva, dell'ideazione grafica alla scelta dei materiali. Un buon esempio per i grandi del vino di tutta Europa e per gli altri emergenti del Resto del Mondo.

Un "Non-Nome" Scritto Tre Volte

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Camperchi, Merlot.

Probabilmente si tratta di una etichetta di "studio" diffusa dell'agenzia di design che ha lavorato per questo produttore toscano. Lo prendiamo anche noi come esercizio di stile. L'impaginazione è classica, elegante, equilibrata e pulita. Ma troppo affollata. Troppe parole: in modo particolare, sul fronte etichetta, risulta per ben tre volte il nome dell'azienda. Diciamo che figura una prima volta come nome del vino, più in grande, poi come nome "legale" del produttore e infine come marchio/logo aziendale, alla base. Anche in una logica che predilige una costitutiva o rafforzativa "spinta" della conoscenza del marchio, sembra davvero una esagerazione. Infine, originale ma criticabile, dal punto di vista della leggibilità, il millesimo in alto, posto su due righe.

Le Etichette Cruciverba

etichette design grafica ricerca nome lettering tipografica carattere brandHobNob, Wicked Red, HobNob Wines.

packaging ricerca nome grafica design logotype etichetteAbbiamo già ampiamente chiosato in passato contro le etichette poco leggibili. In particolare quelle che fanno di un uso macroscopico di caratteri tipografici, il fulcro del loro design. Questo nome "HobNob" ha una storia e un concept interessanti, rovinati da una grafica "modello cruciverba" che ne compromette la lettura. Ma vediamo cosa si dice sul sito del produttore riguardo a questo nome (che in sostanza è il nome dell'azienda): "Coined in the 18th century, the term HobNob refers to people drinking to one another, clinking glasses, rubbing elbows, celebrating various moments and milestones. Safe to say those early adopters were toasting different accomplishments and occasions, like successful harvests, jousting victories and avoiding the gallows. These days, with longer life expectancies, fewer arranged marriages and the power of electricity, there are more reasons to HobNob than ever: like an outdoor summer concert with friends, a more private moment with a crush on a city rooftop, even mingling with your crew at an underground club. Rejoice and raise your glass!" Simpatico, no? Se l'avessero anche reso più "fruibile" sarebbe andata meglio. E cosa dire della traduzione dell'effetivo nome del vino "Wiked Red", Rosso Malvagio?

Essenzialmente Tradizionale

aglianico etichette labels grafica design marketing comunicazioneTaglio del Tralcio, Aglianico del Vulture, Re Manfredi.

packaging naming brand design grafica lettering marketingL'etichetta di questo vino è a nostro parere la migliore della gamma di produzione delle Cantine Manfredi, pur non essendo il vino "di punta". A volte le dinamiche creative della etichette non seguono percorsi concettualmente ragionati e ragionevoli. Fatto sta che questa etichetta è molto gradevole e ben realizzata. Nella tradizionalità di un vino autoctono e di uno stile "antico" simboleggiato dallo stemma di famiglia, viene concepita un'etichetta molto pulita graficamente, con pochi elementi ben armonizzati. Sul collarino c'è il nome del produttore, nella parte superiore della bottiglia un logo con due lettere stilizzate, e alla base la tipologia del vitigno e il nome del vino. Sarebbe stata cosa buona e giusta invertire le dimensioni di questi due nomi, in favore di una maggiore leggibilità del nome del vino. Taglio del Tralcio è molto evocativo, certo è anche lungo e complesso, le due T in sequenza confondono e non aiutano la memorabilità, ma nel complesso il packaging si rivela funzionale, elegante, interessante.

Il Nome è Come un Titolo

grafica design vulture etichette labels winedesign branding marketingTitolo, Aglianico del Vulture, Elena Fucci.

Questa azienda della Basilicata, condotta da una giovane donna, ha deciso di produrre un unico vino che nasce dal vitigno tipico della zona del Vulture, a terreno vulcanico. Il nome, interessante, non nasce da creatività pura, ma come accade spesso nel dedalo di denominazioni topografiche italiche deriva dalla "contrazione" del nome della località dove ha sede il produttore: Contrada Solagna del Titolo, ai piedi del Monte Vulture, vicino a Barile, provincia di Potenza. Una denominazione troppo lunga da scrivere e da sostenere. E quindi la decisione di adottare una parte della localizzazione con la felice scelta di Titolo. Felice perché Titolo oltre a rappresentare una precisa provenienza e quindi il territorio di origine, è una parola che in italiano prende molte sfumature: il Titolo è la parte introduttiva, molto importante, di uno scritto, ma anche "avere Titolo" significa avere "voce in capitolo", ed essere titolato significa essere valutato. Insomma dentro a Titolo, breve, foneticamente simpatico e rotondo, possono albergare molte sensazioni, molte "comunicazioni". Graficamente l'etichetta spicca per la pulizia del design (con il nome giustamente in evidenza), il carattere di scrittura è forse eccessivamente moderno per il tipo di vino e di provenienza, ma funzionale (ben leggibile). Sullo sfondo in un grigio piuttosto punitivo, si intuiscono gli appezzamenti delle vigne e l'ondulato andamento delle colline del Vulture. Di ottima esecuzione, tutto considerato.

Vale un Perù

etichette lettering branding graphicdesign design labels marketing comunicazioneTesoro, Merlot, Esterhazy.

Questo vino vale un tesoro anche se di prezzo medio (30 Euro): siamo di fronte ad una etichetta molto elaborata (nella cartotecnica) ma al tempo stesso molto semplice (visivamente). Le forme, le curve, esprimono un concetto di rotondità, di piacevolezza, di liquidità densa e corposa. La preziosità viene espressa anch'essa in modo semplice con una piccola corona dorata, elevata, portata in alto dalla dinamica dell'etichetta. Il nome, Tesoro, è semplicemente perfetto, consideriamo che il vino e il produttore sono austriaci del Burgerland e quindi hanno deciso di puntare su una parola in italiano, conosciuta ormai in tutto il mondo. In Italia sarebbe un nome (ormai molto sfruttato) da passito, ma per il mercato austriaco e del nord europa è una denominazione che può risultare memorabile, di moda, e quindi raccogliere consensi. Il lettering di "Tesoro" sottolinea la "sottoparola" OrO che lega con tutto il resto e chiude il cerchio.

Si Chiama Crasi e a Volte Funziona

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Magòt, Pinot Nero, Castello di Luzzano.

La felice unione di due parole deve avere come fine ultimo la comprensione e l'emozione. In questa etichetta, che graficamente e cromaticamente non eccelle, troviamo un nome di poche lettere, ma significativo nell'ambito di quella materia complessa che è il naming. In questo caso con "Magòt" è stata creata una piccola, apparentemente semplice, magia: l'unione delle parole Magia con Pinot (Noir), il vitigno che compone il vino. Questa magia semantica viene spiegata con una ulteriore breve frase "Magia di Pinot" sotto al nome. Forse non era necessario, ma tant'è che può servire a rendere ancora più evidente l'esperimento. Ne deriva un nome breve, incisivo, evocativo, memorabile, foneticamente molto bello: forse l'unico "difetto" è che allude ad una pronuncia tipicamente francese, assimilabile però a certe accezioni dialettali della zona di produzione, l'Oltrepò Pavese.

Gatti che Abbaiano alla Luna

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Petit Arnau, Merlot e Pinot Noir, Loxarel.

Molto spesso la deriva artistica delle etichette del vino colpisce gli occhi di improvvisati acquirenti lasciandoli nel dubbio. E nel dubbio non si acquista, si sceglie altro. Anche se l'espressione artistica, come in questo caso, è di spessore, è incisiva, interessante, creativa. La relazione tra arte e vino è un matrimonio contrastato. Siamo un due ambiti, l'arte e il vino, che possono esprimere grande personalità e per questo possono andare "in contrasto". Non è facile quindi, scegliendo  di percorrere la strada dell'arte, trovare l'equilibrio giusto. La "forma" artistica adatta ad un vino. Un ulteriore rischio, commerciale e in generale di gradimento, si corre adottando etichette artistiche temporanee, cioè cambiandole ogni anno. Questo può accogliere nuovi appassionati ma disorientare lo zoccolo duro dei clienti. Insomma l'arte va presa con rispetto e anche con un po' di sospetto.