Fare dell'Etichetta una Lavagna

grafica storytelling comunicazione branding
The Curator's Collection, 
Pinot Noir e Chenin Blanc, Glen Carlou.

Siamo di fronte a etichette di vini che non hanno nome e che a ben guardare non sono nemmeno delle etichette. Se abbiamo in mente lo stereotipo delle etichette, naturalmente. Sembrerebbero più delle retro-etichette, e invece stanno proprio sul fronte. Si tratta di una iniziativa di una azienda vinicola del Sud Africa, attualmente una delle "più in vista" di quel Nuovo Mondo vinicolo. Non una azienda piccola, bensì una struttura ben preparata anche a livello di marketing e comunicazione oltre che per la coltivazione della vite e la produzione del vino. L'idea (non del tutto nuova a dire il vero, ma certamente ancora da considerarsi originale) è quella di raccontare qualcosa di concreto, che riguarda il contenuto della
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bottiglia, direttamente sul fronte etichetta. In questo caso non si tratta di uno "storytelling" romanzato, ma di informazioni pratiche, tecniche, produttuve. Il testo, scritto con un carattere da vecchia macchina da scrivere, evidenzia prima l'annata e la tipologia di vitigno, quindi nobilita il prodotto affermando la sua "tiratura" estramamente limitata (508 bottiglie per il Pinot Noir e 1464 per il Chenin Blanc), e quindi spiega in un caso le caratteristiche dell'invecchiamento e nell'altro l'origine del frutto da viti vecchie. In pratica, per ognuno dei due vini sono state trovate delle specificità e si è deciso di comunicarle così, in modo semplice e diretto. Una firma "a mano" del titolare sancisce la chiusura e la veridicità delle affermazioni soprastanti. Nel sito web il concetto di "Curator's Collection", che di fatto è il nome di linea, viene ben spiegato con argomenti che spaziano dalla passione maniacale per la vigna alla cura dei particolari in cantina, chiudendo il cerchio per quanto riguarda lo stile che che questi vini devono avere: non solo in bottiglia ma anche per quanto riguarda la loro personalità esteriore.