Spolverino, Sangiovese e Canaiolo, Carpineto.
Il nome sembra uno di quelli "riduttivi", non valorizzanti: "Spolverino". Ma è simpatico, genera complicità nell'immediato. Anche l'illustrazione fumettosa del gallo (indiscutibilmente nero) che "fa le pulizie" risulta simpatica. Cosa sta "spazzando via" il gallo in questione? Dei tappi di sughero (utilizzando, appunto, uno "Spolverino"), sicché questa bottiglia di vino toscano è tappata con lo Screw Cap, tappo a vite che tanto sta alimentando discussioni in Italia tra i puristi della tradizione e del prestigio del sughero e gli innovatori paladini della praticità (e della convenienza produttiva e commerciale, anche). Ma torniamo agli elementi di questa etichetta e a quello che comunicano. "Spolverino" dicevamo all'inizio è un diminutivo che non nobilita il vino. Si tratta comunque di un prodotto non di gamma alta, indirizzato prevalentemente al mercato estero. Quanto al Gallo Nero (come si sa, simbolo storico del Chianti Classico, una specie di istituzione in Toscana) per ammissione dello stesso produttore (scrive nel sito: "Sweeping away centuries old customs we bottled one of our best wines with the modern convenience of screw cap technology") viene chiamato a spazzare via le vecchie "usanze" in favore delle nuove tecnologie. Discutibile tuffo carpiato che nel tentativo di dare spinta innovativa al prodotto, rinnega certi valori che in ogni caso servirebbero a sostenere la qualità. Una specie di simpatica ribellione allo status quo. Le quote di mercato diranno se si è trattato di una operazione ben riuscita.