Big Black, Pinot Nero, Buscaglia.
Spesso si assiste a operazioni di "imitazione grafica" tra etichette "minori" nei confronti di etichette di marchi noti. L'obiettivo è quello di non imitare troppo, tale da ricevere una citazione in tribunale, ma abbastanza per richiamare nella mente dei consumatori l'allure della marca imitata. Una sorta di pubblicità subliminale che cerca di muovere ragioni di acquisto nemmeno minimamente legate al prodotto contenuto nella bottiglia, questo è palese. Certo che siamo lontani, geograficamente, nel caso indicato, tra Champagne (uno dei top mondiali, Dom Perignon) e Oltrepò Pavese (il Pinot Nero in questione sembrerebbe riconducibile alla Azienda Agricola Buscaglia di Rovescala, ma solo per il mercato estero, Canada e Usa). Nulla da dire, non siamo avvocati, sulla questione legale, ci sovviene solo evidenziare un esempio imitativo come una delle modalità commerciali, non certo qualitative, per vendere vino. Nel grande circo mediatico c'è posto anche per questo. Per quanto riguarda il nome del vino "Big Black" si tratta evidentemente di una ricerca imperniata sul mercato estero al quale il vino in questione si rivolge. Un "Grande Rosso" che probabilmente agli americani piace, in partenza, per la sua "grandeur", anche se italiano.