'Tanzo, Lessona (Spanna), Pietro Cassina.
Diciamo subito che non sappiamo cosa di fatto significhi il nome "'Tanzo". Si ipotizza facilmente che si tratti di dialetto piemontese, ma non ne abbiamo riscontro. L'azienda è piccola. Non ha un sito internet e solo il produttore potrebbe chiarire il significato del nome. Ma facciamo questo gioco: siamo dei consumatori che non hanno voglia di chiamare a telefono il produttore o scrivergli un messaggio diretto su Twitter o su Facebook (sempre che sia presente su questi social-network) per sapere cosa significa Tanzo. E quindi cogliamo quel nome per quello che comunica, anche a chi piemontese non è. Forse deriva da Tango, in ogni caso richiama sensazioni "danzanti". Chissà. La non chiara identificazione fonetica e semantica però non aiuta. Se il nome non riconduce a qualche appiglio, il cervello si perde e di conseguenza si smarrisce anche la memorabilità. Se non altro suona curioso. Tanzo. Veniamo all'etichetta. Al design, al packaging. Si tratta evidentemente di un tentativo di svecchiare lo stile di quella zona (alto Piemonte) finora contraddistinto da etichette piuttosto classiche, diciamo pure vecchie. Perché non fare quindi qualcosa di moderno? Farlo non è facile come dirlo. Ed ecco quindi un'etichetta pulita, ma non priva di sfasature stilistiche. A partire dai caratteri di scrittura del fronte etichetta. Insoliti certo, ma anche destabilizzanti, dal punto di vista della comunicazione "sotto pelle". E quell'onda grafica sotto al nome del produttore? Non fa molto spumante? Insomma, questa è una di quelle etichette che non si possono definire "sbagliate", ma che lasciano molte perplessità. Come se si fosse cercato uno stile, senza riuscire a trovarlo. La volontà di dare personalità e originalità c'era, ma il risultato è strano. Possiamo dire né carne, né pesce? Per l'etichetta sì. Per il vino (in giro si dice che sia molto buono)... certamente carne!