Prendere una Scimmia in Romagna
Un Barolo Molto Privato, Stimato e Stemmato
Monprivato, Barolo, Mascarello.
Uno dei vini più famosi e costosi del mondo viene dalle Langhe, piccola “microregione” del Piemonte. L’etichetta di questo Barolo è molto classica. Insomma non si discosta (e mai oserà farlo) da quei canoni che fanno della storia una tradizione. Ma qualcosa da dire c’è. Innanzitutto siamo di fronte a un packaging molto ricco di parole. In alto leggiamo “Monprivato in Castiglione Falletto”, la località del vigneto. Poi, stranamente, troviamo la gradazione, l’annata e la capienza delle bottiglia in alto (e non alla base come di solito si usa). Ancora più in basso ecco dei numeri relativi alle bottiglie prodotte, nelle varie tipologie e il numero seriale della bottiglia stessa. Quindi un grande stemma araldico (unica illustrazione colorata dell’etichetta) con il motto in latino “solum habet qui dat” che sarebbe “ha veramente solo chi dà” ed esprime in modo controverso il concetto che si possiede davvero solo ciò che si dona e, se vogliamo, anche che solo la generosità è ciò che dà valore la possesso. Certo che scritto su una bottiglia di vino che costa centinaia di Euro fa un po’ pensare. A seguire, sotto allo stemma, la dicitura Docg Barolo e il cognome (e nome) del produttore. E ancora la puntualizzazione della località della cantina (Monchiero) e la data ancestrale dell’inizio dell’attività (1881). Nel complesso si è deciso di fornire tutte le informazioni sul fronte della bottiglia generando un certo affollamento. Per il resto il vino parla da sé. E questo i gentili (e facoltosi) acquirenti lo reputano ampiamente sufficiente.
Divinità Italiche Vestite alla Francese
Mater Matuta, Syrah e Petit Verdot, Casale del Giglio.
Omaggio a Ligabue e alla Sua Fiera Mente
Moderatamente Alcolico, Allegoricamente Natalizio
Sidro Melchiori Trentino, Lucia Maria Melchiori.
A ridosso di ogni Natale fioccano le edizioni speciali dei vari prodotti enogastronomici e di conseguenza dei loro packaging. A dire il vero questo sidro di mele non rientra nell’enogastronomia perché… gli manca “l’eno”. Anche se alcolico non è un vino. Vediamo comunque per i non addetti di cosa si tratta, nella descrizione che viene data da questa azienda nel loro sito Internet: “Il sidro è un fermentato di frutta, ad esclusione dell’uva, opportunamente preparato per il consumo. Il sidro più consumato e prodotto è sicuramente quello derivante dalla fermentazione delle mele: è un prodotto vivace, fresco, pieno di storia, simpatico e felice, da gustare in ogni momento della giornata. Bevanda di colore giallo, leggermente alcolica, acidula o dolce, caratterizzata da aromi particolari e diversi che derivano dalla frutta utilizzata e dal metodo di produzione impiegato che può essere Charmat, dove il prodotto fermenta in autoclave, o Metodo Classico, quando il prodotto fermenta in bottiglia”. Ebbene sì, il sidro di mele può essere finalizzato anche in versione “Metodo Classico”. Ma veniamo a questa confezione particolare: carta rossa natalizia con fiocco verde sul collo della bottiglia, illustrazione da favola con montagne rocciose (le nostre, non quelle americane) sullo sfondo e slitta di Babbo Natale alla base. Tutto molto aulico. Da portare in tavola con festosa appartenenza. Per il resto il sidro è un prodotto moderatamente alcolico, in grado quindi di fornire allegria, senza eccessi. E la mela fa pure bene.




