Questo vino del sud, siamo nel Sannio, entroterra della Campania, ha origine da un vigneto che si chiama "Acquefredde". Già questo è da segnalare come interessante: spesso le zone vitate (e non) della nostra bella penisola prendono il nome da caratteristiche geomorfologiche oltre che culturali e storiche. Ma veniamo all'etichetta, davvero insolita per la conformazione grafica: presenta un gioco di rettangoli con un quadrato (bucato) al centro. Post-moderno? New-wave? Anni '70? Ognuno può esprimere un parere, probabilmente molto diverso. Anche i colori sono insoliti per un vino: toni "alimentari" da gelato. Comunque il tutto colpisce per originalità, tanto basta. Passando al nome, scopriamo un legame con la lavorazione del vino: "Albanora" probabilmente si riferisce al fatto che, per non incidere sulla qualità finale, le uve vengono vendemmiate all'alba, anzi, ancora prima del sorgere del sole, quindi quando l'alba è ancora "nora", nera, scura. Vendemmia "a freddo", per evitare che anche i primi raggi del sole, che al sud si fanno subito sentire, possano inficiare l'integrità dei grappoli e quindi del prodotto finale. Non molto felice la scelta di spezzare il nome in due tronconi, sopra-sotto, e invalidante il tono di colore bianco su fondo verde pistacchio, poco visibile. Per il resto le scelte di questo produttore in fatto di etichette si fanno notare. Citiamo gli altri nomi della linea di vini: Fiori di Galano, Mariposa, Alianto, Vassallo, Monaci... tutte le etichette sono caratterizzate da geometrie squadrate.