Il Sogno di un’Idea Romantica

Nubìvago, Bombino e Sauvignon, 
Poggio della Dogana.

Il nome di questo vino meriterebbe una bottiglia sontuosa, qualcosa di epico o come minimo di poetico. Purtroppo nulla c’è di poetico in un tappo a vite e nemmeno in un Bombino (vitigno associato alla grande famiglia dei Trebbiani). Ma questa insolita accezione merita davvero un approfondimento. Ebbene, nel fantastico “Libro delle parole altrimenti smarrite” di Sabrina D’Alessandro, figura anche il termine “Nubìvago”, parola che viene proposta col significato di “colui che vaga tra sogni e idee”. In aggiunta viene citato un brano di C. Linati: “Egli, il nubìvago, l'abitatore delle splendide spelonche istoriate, il re decadente che si era nutrito l'animo di emozioni squisite e di chimere libresche, nemmeno sospettava che la terra fiammeggiasse tanta bellezza, furia e maestà”. C’è tutto un mondo in questa parola: c’è romanticismo e sufficiente follia creativa da renderla davvero unica. E nonostante sia inusitata più che desueta, si tratta di una parola, qui diventata nome di un vino, che suona bene, attrae, incuriosisce, si fissa nella mente con cementata allegria. E cosa può essere più sognante e genuinamente “ideologico” di un vino? Peccato che stiamo parlando “solo” di un vino bianco, di quelli congedabili come “da tavola”. Perché l’anima leggera e al tempo stesso pregnante che si porta dentro questo nome è di quelle destinate a incidere nella memoria.