Le Flaneur, Bordeaux Rouge.
Un'etichetta semplice, ben curata, ben riuscita. La sagoma di un uomo in chiaro su sfondo scuro. Le scritte di legge, un nome (che è anche nome dell'azienda): Le Flaneur. La magia è data anche dalla... poesia. Infatti per commentare questo nome bisogna tirare in ballo Baudelaire. Scrive Wikipedia: "Il termine francese flâneur (al plurale flâneurs), reso celebre dal poeta Charles Baudelaire, indica il gentiluomo che vaga oziosamente per le vie cittadine, senza fretta, sperimentando e provando emozioni nell'osservare il paesaggio. La parola non possiede un'esatta corrispondenza in italiano". E ancora, giusto per precisare: "Baudelaire sosteneva che... un artista si dovesse immergere nella metropoli per diventare un 'botanico del marciapiede', un conoscitore analitico del tessuto urbano. Poiché coniò il termine riferendosi ai parigini, il flâneur (colui che bighellona/passeggia) e la flânerie (il bighellonare/passeggiare/vagare) sono associati sia a Parigi sia a Napoli e con quel tipo di ambiente, che lascia spazio all'esplorazione non affrettata e libera da programmi. Il flâneur è tipicamente molto consapevole del suo comportamento pigro e privo di urgenza: per esemplificare questa sua caratteristica umorale, era descritto come "uno che porta al guinzaglio delle tartarughe lungo le vie di Parigi". Affascinante questa parola, che in realtà un collegamento con l'italiano se l'è ricavato. Infatti Treccani dice: "Flanèlla, dal francese (faire) flanelle, connesso col verbo flâner 'andar bighellonando'. Nella locuzione fare flanella, conforme al significato francese, stare senza fare niente, essere presente in un luogo senza contribuire al lavoro con la propria attività".