Panzale, Isola dei Nuraghi Bianco,
Cantina Berritta.
Cantina Berritta.
Il nome di questo vino è un esempio, diciamo così, di valorizzazione del territorio e della cultura storica locale. Infatti si tratta del nome di un raro vitigno autoctono presente nella zona di Dorgali, in Sardegna. Un vitigno che praticamente nessuno conosce, se non qualche studioso di ampelografia, e naturalmente i viticoltori locali. Il Panzale è presente nel vino in questione al 50% (l'altro 50% è Vermentino). Quindi si tratta di vera valorizzazione? In un certo senso sì, perché costringe i winelovers più dediti alla materia ad andare a cercare le origini e le peculiarità del vitigno, focalizzando l'attenzione, conseguentemente, su vino e azienda. Logico che se il vino viene scoperto direttamente in azienda, le informazioni dettagliate sul vitigno verranno fornite, in loco, dal produttore. D'altro canto il nome di un vitigno semi-sconosciuto non aiuta la notorietà in generale. Può generare curiosità (episodica), ma non notorietà. Sembra una assurdità ma è una condizione che può facilmente verificarsi. "Panzale" tra l'altro richiama foneticamente e semanticamente, per chi non conosce il vitigno (quindi per un consumatore occasionale, diciamo "prospect"), la "panza", non propriamente positivo come influsso, anche se, soprattutto al sud, "omo de panza, omo de sostanza". Merita uno sguardo anche il logo aziendale di Cantina Berritta, secondo noi peggiorato nel tempo: prima più pulito, con una prospettiva interessante su una vigna che aggrada fino al casale, mentre ora è più complesso, con l'aggiunta di altri elementi e con una panoramica meno efficace, meno incisiva (in alto a destra i due loghi, prima e dopo). Il design generale dell'etichetta, al di là del nome e del logo, accusa una impostazione un po' troppo classica e graficamente "didascalica". Migliorabile senza dubbio.