Il Racconto del Vino, tra Veracità e Marketing

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Racconto, Cabernet Sauvignon, Mugnolo Family.

Ci dovrebbe sempre essere un racconto dietro a un vino. E possibilmente anche davanti, in etichetta, sotto forma di naming e packaging-design. La bottiglia che presentiamo in questo articolo non è certo un esempio eclatante ma il nome ci offre l'occasione di parlare dell'opportunità di raccontare leggende ed archetipi, quando si tratta di "veicolare" un vino. La famiglia Mugnolo, sede in Usa e a Napoli, commercializza prodotti italiani, a partire da sughi e mozzarelle. E naturalmente ha in gamma anche dei vini. Non propriamente italiani: i vini nei quali ci siamo imbattuti esplorando gli archivi di Vivino sono un Cabernet e uno Chardonnay, ma pazienza, dopotutto si tratta di marketing. Il mercato è quello americano, dove probabilmente il Piedirosso non sanno nemmeno che esiste. Ma torniamo al naming, "Racconto", con il quale l'azienda ha deciso di promuovere i vari prodotti. La parola "Racconto" già racconta, questo è il punto. Figuriamoci se in aggiunta a questo si è capaci di portare delle vere storie di tradizione del vino e cultura gastronomica fino al consumatore. La metà dell'opera di convincimento (di comunicazione) è compiuta. Il logo aziendale amplia "l'effetto narrativo" con un pay-off che recita: "True italian. Authentically Delicious". Certo non può e non deve bastare al successo e alla brand awareness di una azienda ma in Italia spesso il racconto non riesce neppure a iniziare. Perché si adottano nomi sbagliati, senza senso, senza memoria e memorabilità. Eppure di storie da raccontare ne avremmo tante, in ogni anfratto dello stivale.
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