L’etichetta presenta alcune peculiarità interessanti. Innanzitutto è molto “pulita”, semplice, sia pure nella sua incisività (pochi elementi, ben collocati). La parte alta della cartotecnica è zigrinata, la parte bassa lineare e continua. In alto il nome del vino “Deìvaì”, in bella evidenza e al centro un’immagine ipnotizzante. Alla base la “firma” del produttore, Cantina Tollo. Ma vediamo i dettagli di questa scelta, spiegati dall’azienda stessa nel proprio sito internet: “Il prodotto (che fa parte della linea Anthology) porta il nome della Dea del raccolto e delle messi adorata dalle comunità che anticamente abitavano le terre abruzzesi, della Campania nord orientale, dell'alta Puglia, di gran parte del Molise e dell'alta Lucania. L’etichetta, opera dell’illustratrice milanese Costanza Agnese Matranga e di Gabriele Tosi di Tosi Comunicazione, ritrae la Dea Deìvaì nelle vesti di una fanciulla riccamente vestita, capace di generare dai suoi capelli tralci di vite con grappoli d’uva”. Bello il richiamo alla deità del luogo, ben rappresentato da una figura umana che si manifesta (e si integra) con tralci di vite. Bello anche il colore del vino, un rosato di carattere che nasce dal vitigno Montepulciano (d’Abruzzo). Non facile l’interpretatazione (insomma, la pronuncia, la fonetica) delle due “ì” accentate del nome. Ma se la Dea si chiama così… ne prendiamo atto e ci arrendiamo all’evidenza mitologica.