Duevì, Spumante Extra Dry, Cantina di Vicobarone.
Negli ultimi anni le etichette degli spumanti si sono "ingiallite". Non è l'effetto dell'invecchiamento, giacché questi vini vanno consumati con una certa solerzia: si tratta di un "trend" cromatico che forse ha preso il via da certi Champagne, quelli sì da invecchiamento. Etichetta gialla, dunque. Molto attenzionale sullo scaffale. Design pulito, con protagonista assoluto il nome del vino in questione: Duevì. Certo la modalità di scrittura "giovane e moderna" (ci sembra di sentire le parole di chi l’ha progettata nel presentare il lay-out dell'etichetta alla casa vinicola) non aiuta la lettura, la memorizzazione, la percezione in generale. Una volta intercettato il nome ci si chiede: cosa significa "Duevì"? Da cosa nasce? Nel sito dell'azienda, un noto produttore della provincia di Piacenza, troviamo la spiegazione: "Duevì, come due vitigni, Pinot Nero e Chardonnay, che sono la base di questo spumante Extra Dry ottenuto dalle vigne più 'fresche' che si trovano ad una altitudine minima di 250m. s.l.m...". Ci sta, come significato. Evidenzia che il vino è composto da due tra i più noti vitigni al mondo, utilizzati anche in Francia per bollicine più nobili e conosciute. Nel complesso, a parte la leggibilità del nome, l'etichetta si comporta bene: propone linearità (pochi elementi, semplicità e chiarezza) e freschezza grafica in una zona vinicola che mantiene ancora oggi, pervicacemente, toni classici un po' superati.