Iastemma e Turrumpiso, Falanghina e Aglianico, Canlibero.
Siamo abituati a vedere cani e gatti sulle etichette dei vini. E anche per quanto riguarda gli uccelli, la casistica del packaging "ornitologico" è innumerevole. Qui siamo di fronte a un caso eclatante: il cane in etichetta viene enfatizzato al punto da essere raffigurato come assoluto protagonista. Anche il nome del produttore, ancora più visibile dei bizzarri e dialettali nomi dei vini, conferma la dinamica comunicativa: un cane libero, forse un pittbull ("Canlibero" è in omaggio al cane dei produttori, di nome Brando e al patrono del paese dove ha sede l'azienda, San Liberato, Benevento), a simboleggiare un vino "senza guinzagli". Per la cronaca i nomi propri dei vini significano "bestemmia" (Iastemma) e nel caso dell'aglianico il riferimento è a una zona vinicola chiamata "Turrumpiso". Ma torniamo all'aspetto animalesco che, come detto prima, prevale e prevarica: l'abbinamento con la fauna (di qualsiasi genere, anche il merlo per il Merlot) a nostro parere non fa bene al vino, alla sua immagine, alla pre-percezione del suo gusto. Certo, la "pipì di gatto" è diventata un segno distintivo del Sauvignon (ma molti si rifiutano di citarla per "rispetto organolettico"), forse nella falanghina di Canlibero si può ritrovare un certo aroma di "cane bagnato"? E' una battuta, naturalmente, solo per spiegare che gli animali in etichetta portano la mente e la percezione di molti, verso àmbiti rischiosi (tranne per i rispettivi amanti di gatti e cani, che adorando le bestiole, traggono l'aspetto simpatico di queste etichette; ma i proprietari di cani e gatti sono tutto sommato una minoranza). Ben venga la libertà del vino e l'anticonformismo di alcuni nomi, ma l'attenzione per la comunicazione in etichetta dovrebbe riguardare tutti gli aspetti psicologici coinvolti nel processo: alla ricerca di un contatto empatico con il mondo esterno alle dinamiche aziendali e famigliari. Farsi notare a tutti i costi ha un costo, spesso in termini di efficacia. E queste etichette, anche dal punto di vista grafico, sono un valido esempio di rischio incalcolato.