Questa cantina tradizionale delle Marche (nel senso che attinge nelle attività storiche dei propri avi) si è dotata di una serie di etichette che possono essere considerate "moderne". Ma cosa è moderno e cosa non lo è? Per moderno si intende insolito, fuori dagli schemi attuali, che non si attesta su canoni classici, che osa nella grafica e nei colori. Chi osa vince, ma non è sempre così. Anche il nome di questo vino sembra, a prima vista, "moderno": V17. Poi se si riflette un attimo sembra il nome di un caccia-bombardiere russo. Ma possiamo anche fare riferimento alla cabala, dove il 17 è considerato il numero del Tempio e dei Cavalieri Templari, mentre, ahinoi, per la smorfia napoletana è 'a disgrazia, cioè la Sfortuna. Il produttore nel descrivere questa Passerina nel proprio sito internet dice: "Profumata come una bimba, impertinente come un'adolescente, affidabile come un'amica, pura come una sposa, dolce come una mamma, splendida e seducente come una donna...". Probabilmente il 17 è riferito all'età di una giovane fanciulla. E la "V" chissà. Forse "Vino", forse "Vite", forse "Vigna", o forse altro. Non serve approfondire: il nome è ampiamente bocciabile. Sia pure esponendo una sintesi facilmente memorizzabile, le sue caratteristiche evocano artificiosità da formula chimica, oltre alla negatività di quei riflessi legati alla numerologia accennati prima e al carattere di scrittura che nulla attiene al resto della grafica. Design e cromìa sono invece gradevoli: onde pittoriche di colori ben abbinati trasmettono sensazioni di allegra e mediterranea voluttà.