Ghiaie della Furba, Cabernet-Merlot-Syrah, Capezzana.
Chiariamo subito che la "Furba" non è una scaltra contadina che adotta qualche abile metodo per risparmiare fatica o guadagnare di più. Certo che il primo significato che il nostro cervello attribuisce a questa parola è esattamente quello. Il rischio è quello di trasmettere impulsi negativi (la furbizia in viticoltura ed enologia non si concretizza certo con un vantaggio per il bevitore), il vantaggio è quello di avere un nome che attira l'attenzione. Vantaggioso perché la gente sicuramente si chiederà come mai quel riferimento alla "Furba" e perché questa parola è in fin dei conti di facile memorizzazione. E invece... "Furba" è il nome di un fiume. Ecco cosa ci racconta il produttore: "La prima vigna (di questo vino) composta da Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot era situata sul terreno ghiaioso alluvionale del torrente Furba, da cui prende il nome". Torrente nei pressi di Carmignano, provincia di Prato, Toscana. Ed ecco rivelato il vero significato. Nome composto, non sempre vincente, ma in questo caso le parole che lo compongono sono brevi e indicative: "Ghiaie", il tipo di terreno, molto apprezzato in viticoltura, quindi valorizzante per il prodotto, e "Furba", che come detto prima incuriosice e connota il vino in modo originale. Per quanto riguarda il design in etichetta: abbiamo una rivisitazione stilistica (moderna) dei temi classici toscani con la raffigurazione di un casale immerso nella vegetazione, tra pittoresche colline. I toni cromatici rosso-su-nero sono molto attenzionali mantenendo pur sempre una propria eleganza formale. Il carattere di scrittura è un po' futurista, in riferimento al movimento artistico degli anni '20, e "riporta indietro" le sensazioni, ma nel complesso il packaging si difende bene.