Folle, Conero Riserva, La Calcinara.
Quante sfumature semantiche offre questo pazzo nome! Si tratta del "Folle", un vino rosso marchigiano, della zona del Conero, che infatti fa riferimento alla medesima Docg. Andiamo con ordine (sia pure caotico): folle per gli inglesi è "fool", il matto dei Tarocchi, lo squilibrato viandante rappresentato anche dal Jolly nel gioco delle carte. Pazzo ma simpatico, giocoliere e giocherellone. In Italia "folle", così com'è, dice follia, a volte malsana. Certo Steve Jobs con la famosa pubblicità di qualche anno fa per la Apple, definì i folli come spiriti creativi, gli unici in grado di far "muovere" il mondo. Per cui di fatto, ognuno di noi, dipende anche dalla nazionalità, e dalla regione di provenienza per quanto riguarda la nostra Italia, si è fatto un'idea, una percezione della parola "folle". L'azienda vinicola La Calcinara ha
adottato questo nome, a quanto pare, derivandolo da una delle azioni messe in atto in cantina per produrre il vino: la follatura. Treccani in proposito dice: "Operazione di abbassamento delle vinacce per reimmergerle nel mosto in fermentazione tumultuosa e spezzare la massa compatta (cappello) che si raccoglie alla superficie, portata dalle bolle di anidride carbonica; si facilita così l’aerazione del mosto e si favorisce la moltiplicazione dei fermenti alcolici". Da una preminente follatura, nasce dunque il "Folle". Nome breve, immediato, impattante, memorabile, foneticamente dotato. E con un fondamento concettuale nelle operazioni enologiche. Rasentiamo la perfezione. Per quanto riguarda il design in etichetta, anch'esso folleggiante, ricco di colore e "scintille" grafiche, possiamo dire che fa il suo gioco, con originalità ma lasciando chiara la lettura del nome e del tipo di vino, al centro, con pulizia e sobrietà di carattere (di scrittura). Notare infine che il logo dell'azienda, in basso, ha nella propria sommità un cappello da Joker. Tutto torna. Anche perché gli esperti dicono che dentro la bottiglia la qualità prevale.
adottato questo nome, a quanto pare, derivandolo da una delle azioni messe in atto in cantina per produrre il vino: la follatura. Treccani in proposito dice: "Operazione di abbassamento delle vinacce per reimmergerle nel mosto in fermentazione tumultuosa e spezzare la massa compatta (cappello) che si raccoglie alla superficie, portata dalle bolle di anidride carbonica; si facilita così l’aerazione del mosto e si favorisce la moltiplicazione dei fermenti alcolici". Da una preminente follatura, nasce dunque il "Folle". Nome breve, immediato, impattante, memorabile, foneticamente dotato. E con un fondamento concettuale nelle operazioni enologiche. Rasentiamo la perfezione. Per quanto riguarda il design in etichetta, anch'esso folleggiante, ricco di colore e "scintille" grafiche, possiamo dire che fa il suo gioco, con originalità ma lasciando chiara la lettura del nome e del tipo di vino, al centro, con pulizia e sobrietà di carattere (di scrittura). Notare infine che il logo dell'azienda, in basso, ha nella propria sommità un cappello da Joker. Tutto torna. Anche perché gli esperti dicono che dentro la bottiglia la qualità prevale.