Assolto, Teroldego, Redondèl.
Cercando attentamente se ne trovano di piccole realtà vitivinicole che operano bene sia per il prodotto che nella sua comunicazione. Nel loro piccolo anche molto bene. Con freschezza, ilarità quando serve, e senza perdere in credibilità ed efficacia. Cercando, abbiamo trovato questo rosato che è stato chiamato "Assolto". Che bel nome. Con una storia privata, tutta dentro la passione di chi lo produce (e dopo ne vediamo la testimonianza) e anche un significato più ampio, se vogliamo legato a questa nostra Italia dalle radicate tradizioni cattoliche. Il vino è un "peccato" che può darsi l'assoluzione da sé, quando è buono e genuino, per quanti meriti si porta dietro da 2000 e passa anni. "Assolto" perché alla fine, anche alla "mensa del Signore" il vino è presente e protagonista. Ma ecco la spiegazione del produttore (nel sito internet) riguardo a questo nome: "Assolto... la mia idea di vino rosato. Gli acini pigiati rimangono solo poche ore a contatto con il proprio mosto, per poi esser assolti dal loro compito lasciando al futuro vino solo i sentori più leggeri e fragranti di fragola, di petali rossi e rosa. Di moderata gradazione, sempre fresco d'annata, si lascia convincere da ogni pietanza a desinar con lui: un vero gentilvino d'altri tempi". E che bel neologismo anche "gentilvino"! Per quanto riguarda il design dell'etichetta troviamo anche qui una semplicità d'animo di grande piacevolezza: pulizia, chiarezza dei termini, una eleganza "contadina" che ben si integra (facendosi notare) nella modernità che il mondo del vino di oggi, in ogni caso, deve saper affrontare. Bravi.