È sempre destabilizzante quando una azienda decide di utilizzare cifre (numeri) invece di lettere per nominare un vino. Sarà che il vino è legato alla storia e alla letteratura più che alla matematica. O forse perché i numeri portano subito la percezione in un "campo tecnico", spostandola da quello agricolo. Certo, alcuni nomi di vini che adottano la numerologia quanto meno hanno una ragione concettuale che li valida. È questo il caso di "Mix 36", un Chianti Classico 100% Sangiovese che può vantare (qui sta il punto) di avere origine da 36 biotipi diversi di selezione clonale. In pratica, nel tempo, sono stati selezionati, diciamo "raffinati", i cloni del vitigno fino ad arrivare ad una purezza, una specie di pedigree vitivinicolo, in grado di garantire una qualità finale di ampia soddisfazione. Questo il concetto che sta alla base di quel numero, 36, che spicca in etichetta anche grazie al colore rosso (insieme al marchio Mazzei in basso) su un fondo sostanzialmente chiaro. Un'altra caratteristica abbastanza insolita per una etichetta di vino riguarda il testo sottostante al numero in questione: una testo a blocchetto, ordinato ed elegante, che funge da spiega, da rational, per il prodotto. Descrizione che di solito viene posizionata in retro-etichetta ma che, con il dovuto equilibrio grafico, può fare un egregio lavoro di comunicazione anche sul fronte. E comunque, ad uso dei cabalisti, il 36, nella Smorfia Napoletana sono le Nacchere.