Trabocchetto, Pecorino, Talamonti.
Vino di mare, il "Trabocchetto". Lo testimonia anche il suo simpatico nome che incuriosisce e pretende spiegazione, proprio per la gergalità del termine, ancora oggi ampiamente utilizzato. E chissà che questa "subdola macchinazione tesa a ingannare qualcuno" come recita Treccani non nasca proprio dall'oggetto in questione, che ha dato il nome a questo vino. Vediamo cosa dice in proposito il produttore: "Il Trabocchetto riveste da sempre un significato simbolico e permeante della tradizione marinara della regione Abruzzo. Il Trabocco (o trabucco) rappresentava difatti una innovazione nelle tecniche di pescaggio importata dal medio oriente. Le prime tracce letterarie, datate diciottesimo secolo, rivelano quanto quest’antica costruzione da pesca divenne ben presto tipica nella Costa Adriatica. Realizzato esclusivamente in legno, il Trabocco permetteva ai Pescatori di lavorare nelle peggiori condizioni metereologiche. Il Trabocco si identifica prevalentemente come una lunga passerella in legno che attraversa il mare, ancorata alle rocce costiere. Lunghe braccia o tiranti sostengono una enorme rete chiamata “Trabocchetto”. Tra le finalità anche quella di esplorare le correnti al fine di intercettare i branchi di pesci che si muovevano verso la costa. In epoca medievale il termine Trabocchetto fu usato per indicare i più potenti strumenti di offesa delle armate Europee. Giganti in legno, catapulte utilizzate dai centurioni all’assalto di fortezze e castelli attraverso l’Europa e terribilmente temute". Insomma ce n'è da costruirci sopra una bella storia, sul "Trabocchetto". L'etichetta è graficamente moderna, presenta elementi stilizzati in linea con il concept, la territorialità c'è, il profumo del mare anche. Probabilmente anche nella vigna, nell'uva e nel vino.