Veneroso, Sangiovese e Cabernet, Tenuta di Ghizzano.
Questo molto ben quotato vino toscano, riconducibile alla Doc Terre di Pisa, si chiama "Veneroso". Oltre ad una difficoltosa pronunciabilità, va da sé che per chi non conosce la storia dell'azienda (e la famiglia che la dirige) il salto semantico, fonetico, concettuale, alla parola "velenoso" è questione di un attimo. Questione di una svista, di una distrazione, di un gioco di parole, certo, ma pur sempre facile da accadere. Approfondendo, il potenziale cliente scoprirà che la proprietaria della tenuta si chiama Ginevra Venerosi Pesciolini (proprio così) e quindi il nome "Veneroso" deriva da uno dei due nobiliari cognomi. Ricorda, questa vicenda nomeica, un'altra famosa azienda vinicola di Ascoli Piceno: Velenosi Vini. Anche in quel caso una questione di cognome famigliare che per l'utilizzo come marchio avrebbe potuto essere considerato in modo diverso, ma tant'è. Tornando all'etichetta del "Veneroso", che qui vediamo nella versione vecchia (a sx) e in quella rinnovata e migliorativa (a dx), possiamo dire che si tratta, graficamente, di un grande classico: ben equilibrata, ordinata, lineare, senza "frizzi e lazzi", dove l'attenzione è appunto concentrata sul nome del vino, in tono granata, che opportunamente spicca rispetto alle altre diciture. Per concludere: "Veneroso" può ricordare anche aspetti positivi, da "Venere", icona di bellezza, a "venerabile", indice di saggezza, sia pure può accusare altre assonanze negative (pensiamo anche solo alle malattie veneree) che non stiamo ad elencare e che si sommano al rischio principale descritto all'inizio di questo articolo. A parziale conferma che probabilmente lo studio di una alternativa sarebbe auspicabile.