Codazzo, Aleatico rosato, Terracruda.
È una bella etichetta quella del "Codazzo". Soprattutto la versione su sfondo nero (ne esiste anche una su sfondo bianco, un rosato "no barrique", mentre questo che vediamo raffigurato è la versione "Oro", barricata). Una bella illustrazione di una vite, in oro, fa da protagonista con eleganza, trasmettendo un senso di tradizione, storia, cultura, accuratezza. Ecco, non ci piace molto il nome del vino, "Codazzo" e nemmeno quello dell'azienda, "Terracruda", due accezioni che a prima vista possono trasmettere negatività. Il codazzo, si sa, allude a una situazione in cui una folla rumorosa crea disturbo, e la terra cruda può significare terra non fertile, aspra, non ospitale. Ma anche, riflettendoci un attimo, può alludere a una terra "originaria", intatta. Curioso osservare l'andamento degli altri nomi collegati a questo vino: Fratterosa (o Fratte Rosa), la località dove ha sede l'azienda e Soverchia il cognome del titolare. Insomma, a volte la semantica ce la mette tutta a generare dizioni impegnative, sia dal punto di vista fonetico che da quello del significato. Ripetiamo: graficamente le etichette sono molto valide, e il design scelto dal produttore viene portato avanti in modo chiaro e impattante per tutta la linea di produzione. Migliorabili probabilmente alcuni nomi (gli altri vini dell'azienda si chiamano: "Boccalino", "Garofanata", "Vettina", "Lubaco", "Ortina", "Olcio", "Orpe", "Ara Murata"... sembra una congiura letteraria).