Carobric, Barolo, Paolo Scavino.
I piemontesi in generale e soprattutto i barolisti amano sfoggiare i nomi dei loro "bric", i bricchi, le sommità delle colline delle Langhe dove indubbiamente la vite cresce e matura meglio che in altre zone. Di bric e bricchi se ne leggono di tutte le dizioni sulle etichette di quella zona e anche il produttore qui in analisi ne ha diverse (Bric del Fiasc, Bricco Ambrogio, etc.). In questo caso, il vino che vediamo qui fotografato, si chiama "Carobric". Il produttore è uno di quelli di nome e di fama indiscutibili a livello qualitativo. Certo che chiamare un Barolo che costa variabilmente tra i 50 e i 75 Euro (on-line) "Carobric" potrebbe indurre qualche considerazione, se non qualche battuta, non positiva per il prodotto stesso. "Buono ma caro, il Barolo Carobric..." sarebbe il minimo, tra un calice a l'altro in qualche trattoria langhigiana (o "langhetta" che dir si voglia). Certamente "caro" ha anche altri significati, oltre a quello toponomastico e storico: caro è qualcosa a cui si tiene molto, caro è un parente, un amico, caro è una forma molto usata per dire "affettuoso", amato, adorato. Ma è anche accezione molto diffusa per parlare di qualcosa di molto costoso: "è caro". La percezione e l'uso della lingua parlata è un dedalo all'interno del quale è bene sapersi orientare. Senza lasciare nulla al caso... o al caro.