La potestà di questo vino è di una grande azienda italiana che opera nel settore farmaceutico. Stiamo parlando di investimenti, non di chimica del vino, naturalmente. Il marchio "Val di Suga" pre-esisteva e indicava una vitivinicola produttrice di Brunello dal 1977. Partiamo quindi dal nome aziendale, che presenta fastidiose assonanze con "sugo", e soprattutto con un volgo popolare, molto attuale (non lo era negli anni '70, a discolpa di chi decise di adottare questo nome, forse topografico) che richiama la parola "suca", non propriamente un'accezione elegante. Andiamo oltre analizzando questa etichetta (l'azienda ne ha altre, che indentificano il Brunello "base", il Riserva e altri due cru da vigne specifiche, Vigna del Lago e Poggio al Granchio). L'illustrazione, piuttosto fumettosa, esce dai canoni "brunelliani" (e questo è positivo, in un certo senso) ma lo fa con una giocosità forse eccessiva. Apprezzabile l'ironia che ha spinto il designer a collocare una bottiglia galleggiante in mezzo al laghetto (insieme a conchiglie, riccioli d'onda e forse pesci) ma con una riserva dovuta, appunto, alla tipologia di vino e di clientela. La presenza del lago (realmente esistente subito sotto all'edificio sede dell'azienda) giustifica la presenza di un croma azzurro, poco affine al vino e in generale alle etichette per il vino rosso. Si poteva probabilmente evitare il cromatismo lasciando tutta l'illustrazione in bianco a nero. Niente da dire sul nome "Vigna Spuntali" se non che foneticamente non è gradevole. Infine è probabilmente un errore dare poco rilievo (dimensionale e cromatico) alla scritta Brunello di Montalcino (collocata nel tassello inferiore dell'etichetta e poco visibile).