Revolution, Brut Pas Operé, Cà del Vént.
Si può proprio dire che con questa etichetta i ragazzi di Cà del Vént hanno mandato a gambe all'aria la leggibilità. Ma tant'è. Anche il vino, uno spumante, è "rivoluzionario" secondo molti intenditori. Tecnicamente è un ribelle del disciplinare del Franciacorta. Ma torniamo all'etichetta e al nome, "Revolution". Il design è pulito, essenziale, minimalista. E il nome... è di fatto scritto due volte ma per leggerlo serve l'elasticità (anche mentale) di un contorsionista. Alla fine il nome "salta fuori". Così nascosto e illeggibile che viene quasi (quasi) da elogiare una tale, azzardata, scelta. Come quanto il kitsch va oltre ogni misura e diventa arte. Discutibile, ma arte. Anche le scelte cromatiche sono insolite per il mercato in cui si colloca il prodotto. Un giallo canarino su toni di grigio che sicuramente non mancherà di attirare l'attenzione. Bisogna considerare che anche le altre etichette dell'azienda sono decisamente insolite (non le riportiamo per questioni di spazio ma sono visibili qui, nel sito del produttore). Onore quindi al coraggio di scelte anarchiche, ma tra rivoluzione e anarchia non vorremmo impantanarci in questioni politico-filosofiche. Il vino, tutto sommato, è materia semplice: è uva fermentata.