Questa etichetta fa parte di quella tipologia che possiamo definire “interpretabili”. Nel senso che non viene compresa chiaramente alla prima occhiata. Necessita di una analisi degli elementi. Ed è quello che proveremo a fare. L’azienda, con sede e vigneti dalle parti di Valdobbiadene, si deve ricondurre ai fratelli Ruggeri. Il cognome Ruggeri è abbastanza diffuso in quella zona, altri produttori si chiamano così, al punto che questa famiglia ha pensato di chiamare l’azienda “Ruge” per distinguersi un po’. Ruge, però rischia di essere letto come “Rughe”, oppure di non portare direttamente al cognome in questione, mancando la doppia “g”. A proposito di questo cognome i titolari scrivono: “A Valdobbiadene, il cognome Ruggeri è legato a doppio filo con la storia del Prosecco. Da Agostino Ruggeri, il capostipite, proseguendo una breve linea genealogica si giunge a Vittore e ai suoi due figli, Ruggero e Andrea, gli attuali vignaioli dell’azienda Ruge. La nostra azienda agricola si trova sul Col Funer, a Santo Stefano, una nelle zone più vocate, soleggiate e suggestive dell’intero territorio del Valdobbiadene Docg”. Il nome “Ruge” in etichetta è scritto con la “G” rovesciata, un vezzo grafico che spesso si trova nei packaging del vino. In più, il logo di questo produttore sembra proporre al pubblico ben due “G” rovesciate (specularmente), con al centro un calice stilizzato. Forse le due “G” servono a ricordare “Ruggeri”? Forse perché i fratelli Ruggeri che gestiscono l’azienda sono in due? Non lo sappiamo. Fatto sta che il tutto si rivela piuttosto enigmatico, poco chiaro, poco diretto. Il nome stesso del vino, “Ru-Zero”, non si sa se vale per il dosaggio o perché “Ruggero” in dialetto si pronuncia “Ruzero” (ipotesi strampalata, ma a questo punto vale tutto).