Davvero un nome particolare per questo vino che si professa un mix di vitigni pugliesi e siciliani, per specifica intenzione del suo produttore. A tal proposito vediamo alcuni spunti che spiegano le intenzioni dell’azienda: “Nel mondo del vino si parla di passione spesso in maniera superficiale e senza l'investimento emotivo che un vino di eccellenza merita. Mi piace definire, invece, Mea Culpa un vino coinvolgente, originale e perché no, eretico”. Il nome deriva dalla nota frase escclesiastica che viene recitata durante la messa in latino: “mea culpa, mea maxima culpa. Ideo precor beatam Mariam semper Virginem, beatum Michaelem Archangelum, beatum Ioannem Baptistam, sanctos Apostolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres (et te, pater), orare pro me ad Dominum Deum nostrum. Amen”. In pratica una dichiarazione di colpevolezza per aver commesso qualche peccato. E cos’è il vino se non un peccato di gola e di spirito? Aggiunge il produttore del vino: “L'originalità e la sua eresia derivano dalla mia aspirazione di combinare le eccellenze di due regioni italiane, Puglia e Sicilia, in modo da ottenere un intrigante equilibrio di potenza ed eleganza frutto dei vitigni dedicati a questo progetto”, L’etichetta è molto spartana. Fondo scuro di colore uniforme, Nome a lettere grandi. Annata scritta con numeri romani, e poi “vino rosso Italia”. Nient’altro. Concettualmente forte, graficamente poco incisivo.