Questa azienda toscana diretta da Jacopo Rossi ha deciso di caratterizzare le proprie bottiglia con un nome che non è solo topografico. Nel retro etichetta infatti si legge tutta la storia che qui sintetizziamo: “Le vetrerie di Bufferìa per tutto il XIX secolo, e almeno sino alla prima metà del ‘900, rappresentavano l’attività predominante delle fornaci situate in Valdelsa e nel Valdarno e, in senso più generale, nell’intera Toscana. Producevano vetro per uso comune, ossia quello destinato ad usi domestici, alla tavola e soprattutto all’imbottigliamento e alla commercializzazione del vino e dell’olio. Le vetrerie fabbricavano fiaschi, ampolle da olio, levaolio, imbuti, canne per infiascare, colmatori per botti, con il caratteristico vetro di colore verde”. Il vetro infatti è sempre stato un “prodotto gemello” del vino: è andato di pari passo il loro sviluppo qualitativo e commerciale. Ancora oggi i nuovi materiali fanno molta fatica a scalzare le classiche bottiglie in vetro (che oggi non sono più solo verdi ma anche marroni o incolori). In questa etichetta, di fianco al nome del vino troviamo un disegno con il classico fiasco e un grappolo d’uva. Apprezzabili le scritte in corsivo e in basso la carta sagomata tipo pergamena.