Abbiamo più volte fatto notare che se i nomi vengono scritti con caratteri (font di scrittura, in termine tecnico) poco leggibili viene vanificato il loro potenziale comunicativo. L'immediatezza fa il suo gioco, soprattutto in spazi e tempi così limitati come sono l'area di una etichetta e la dinamica della sua fruizione visiva. Questo vino si avvale di un design incisivo, è vero, grazie al fondo nero e alle verbalizzazioni in grande evidenza. Ma il nome del vino in particolare non è immediatamente leggibile. La storia che c'è dietro è comunque interessante: "Eureka" la celebre esclamazione di Archimede, genio matematico di Siracusa, nasce per l'intuizione legata alla misurazione del volume dei materiali per immersione. Sembra che l'aneddoto più accreditato sia quello legato alla richiesta, al noto scienziato, di misurare l'effettivo contenuto di oro di una corona commissionata da Re Gerone II. Il dèspota sospettava che l'orafo avesse inserito rame e argento al posto dell'oro fornito per la manifattura. Archimede ebbe l'intuizione legata al volume degli elementi e provò così la truffa. Nella linea vini del produttore siciliano Marabino, situato tra Noto e Pachino, troviamo anche un Nero d'Avola che con il suo nome omaggia direttamente "Archimede". In questo caso con l'aggiunta di una illustrazione e soprattutto con una modalità di scrittura più leggibile.
Rosati che Osano
Osè, Rosato (Barbera, Nebbiolo), Scanavino.

Nomi Dubitativi Generano Curiosità
Grazie all'instancabile opera di ricerca e analisi di Ioannis Argiris che nel suo ottimo blog recensisce con regolarità vini particolari, spesso spettacolari, abbiamo reperito le foto di questo prodotto davvero insolito. Innanzitutto perché il vitigno calabrese che lo compone al 100% è davvero sconosciuto a molti. Poi perché il produttore si diletta, oltre a dare vita a ottimi vini "di nicchia", a comunicare con un piglio allegro e scanzonato. Ne è prova l'etichetta di questo vino che si chiama "forse sono fiori". Colorata, allegorica, allusiva, divertente ma anche impattante e memorabile. Secondo la poetica analisi di Ioannis, il "forse sono fiori" è da intendersi in questo modo (riportiamo le sue parole): "...giallo carico e velato nel bicchiere, si presenta chiuso al naso inizialmente, con il passare dei minuti si distende ed esprime un carattere diretto e particolare con sentori di nocciola e -forse sono fiori- di campo". Lo stile dell'illustrazione in etichetta è molto contemporaneo. Nulla concede a stilemi tradizionali. Al contrario si spinge su un terreno puramente artistico che possiamo definire "per pochi". Ma probabilmente anche questo vino è per pochi, vista anche l'esigua produzione. E se son rose fioriranno, aggiungiamo noi.
Detti Popolari Diventano Nomi (Commerciali)

Crociati Moderni in Terre Antiche
Bella sorpresa questa etichetta del "profondo Piemonte", nel senso dello spessore storico di quelle terre a ridosso di Alba, che stupisce per la sua grafica modernista, governata da una illustrazione dallo stile insolito, almeno per quella regione ancora molto tradizionalista. Si tratta di un cavaliere, probabilmente un Crociato, visto che porta uno stemma (il medesimo che distingue il logo aziendale) dagli stilemi cristiani. Un cavaliere cubista (in senso artistico, naturalmente), molto colorato, sfaccettato, si direbbe un Re, vista la corona che porta sulla testa. Una raffigurazione creata con uno stile davvero originale, un tipo di comunicazione visiva certo non per tutti che però denota una ricerca particolare nella proposta di packaging di questo Barbera d'Alba. Il nome del vino anche è curioso e da sottolineare. Come abbiamo già spiegato in un altro articolo precedente a questo, la Madonna di Como in questione non si trova sull'omonimo lago a nord di Milano, bensì si tratta di una frazione, di una zona viticola, nei pressi di Alba, storicamente nota per essere particolarmente adatta alla coltivazione di uve Barbera e Dolcetto. Ed ecco qui confezionato il nome "Madonna Como", che potrebbe confondere, ma che è anche dotato di una sua, peculiare, curiosa identità. Una storia da raccontare, insomma, legata al nome del luogo che come sempre male non fa alla caratterizzazione di un vino. E poi il Crociato con la Madonna concettualmente ci sta. P.S.: l'immagine dell'etichetta qui riportata non è di buona qualità ma per ora non siamo riusciti a reperire di meglio, né in rete, né nel sito dell'azienda produttrice.
Il Curioso Caso della Pallottola Vagante
Bala Perdida, Alicante Bouschet,
Bodegas Arraez.
Bodegas Arraez.

Se è Divertente, è Anche Promettente
Barbagianna, Albana - Famoso - Trebbiano, Bragagni.
Che simpatica la “Barbagianna”, vino bianco (più arancio che bianco) di un produttore romagnolo, Andrea Bragagni, che evidentemente si diverte con i nomi (un'altra sua creazione è il "BuboBubo", uve Famoso in purezza e un altro ancora il "Rigogolo", uve Albana in purezza). Il produttore cita in etichetta l'origine di questa stranezza (il Barbagianni è il noto uccello rapace notturno, la Barbagianna probabilmente è la sua signora): il testo di una canzone di un gruppo musicale capitanato da tale Alessandro Ducoli, "Il barbagianni si muove preciso nell'aria. La sua evoluzione di essere puro consente accurato comando di volo. Bianco e assoluto, ripete la sua esposizione planare..." (dall'album Brumantica, 2006). Nell'etichetta di Bragagni il tutto è virato al femminile. Forse per gioco, forse per far notare la differenza. Abbiamo anche un'altra ipotesi in merito, ma non possiamo scriverla qui, per decenza. Certo i romagnoli sono simpatici e certo anche che la Barbagianna si fa notare, anche perché il design dell'etichetta è ben riuscito, equilibrato, ben impaginato, forse fin troppo serio per accompagnare un nome giocoso come quello attribuito a questo blend di vitigni romagnoli. E in più, gli intenditori, dicono anche che è molto buono.
Lucciole per Lanterne: il Buon Lambrusco Dialettale Mantovano
Pjafòc, Lambrusco Ruberti - Lambrusco Salamino - Ancellotta, Cantine Virgili.
Il nome del vino che trattiamo in questo articolo non è stato facile da "intercettare". C'è voluto l'aiuto esterno di qualche linguista padano. Sfidiamo chiunque (che non sia di origini mantovane) a capire che "Pjafòc" (sarebbe con l'ümlaut ma per la "o" non riusciamo a trovarlo sulla tastiera e poi è una roba da tedeschi) significa (in dialetto mantovano) lucciola. E non quelle "lucciole" che stanno in bella mostra sulle provinciali, bensì quella più piccole e timide, che volano nei prati e che significano campagna non inquinata. Gli insetti intermittenti, insomma. Qualche linguista, in proposito, dice anche che "Pjafoc" o "Pjafòc" andrebbe scritto così: "Piafoch" o "Pisafoch". Ma insomma, in ogni caso, che nome romantico "lucciola", se non fosse che scritto così, in forma dialettale, sembra una parola straniera. Ma le logiche regionali non hanno logica e bisogna prenderle così. E allora ci fermiamo qui, aggiungendo solo che il vino in questione, un lambrusco mantovano di uno stimato produttore di quelle sottostimate zone, ha anche una versione "imperiale" (quasi che fosse uno Champagne), versione della quale riportiamo il cartiglio proprio qui sotto.
Nel Meno c'è il Più (e non si Tratta di Matematica)
Brecce di Tufo, Bianchello del Metauro,
il Conventino di Monteciccardo.

Cornovaglia, Canada o Campania?
Devon, Greco di Tufo, Cantine Antonio Caggiano.
Letteratura Tedesca per Lettering Italiano

Vini e Volatili: Eno-logiche della Semantica
Fagiano, Barbera, Guerci.
Abbiamo (facilmente) scoperto che ci sono molte etichette di vini che "inneggiano" al fagiano, il nobile e gustoso volatile selvatico che tanti appassionati gourmet accolgono volentieri sulle loro tavole. Niente di strano, tradizioni del nostro bel paese. La stranezza semmai la fa questo produttore pavese, Guerci, che estrae dal cappello un fagiano dal design originale. Curioso notare che le altre etichette di questa azienda sono molto classiche, molto nella normalità. Per il barbera che si chiama appunto "Fagiano", l'azienda ha deciso di proporre un'etichetta dalla grafica moderna, inconsueta, soprattutto per la zona dell'Oltrepò Pavese, ancora ferma su posizioni "storiche" per quanto riguarda il packaging, almeno nella massima parte dei competitor. Colori forti su sfondo nero, carattere di scrittura (del nome) fantasioso e anch'esso non consueto, pulizia grafica, gradevolezza della percezione e quindi efficacia della comunicazione che, a nostro parere, anche nel piccolo spazio di un'etichetta può e deve agire. Aggiungiamo che il fagiano iridescente raffigurato in etichetta è dinamico, sinuoso, elegante, di valenze quasi artistiche. Alla base dell'articolo riportiamo un'altra etichetta interessante, anch'essa fuori dagli schemi classici, dove il soggetto è sempre un fagiano ma è uno di quelli che ha osato meno: insomma un fagiano che non ce l'ha fatta (i vini "fagiani" sono tanti, basta googlare la parolina e sbucano come funghi, che poi anche nel piatto ci stanno bene).
Iscriviti a:
Post (Atom)