Arianna e Bacco Filano a Meraviglia
Si Alzano In Volo Oniriche Effusioni
Levitate, Negroamaro (Frizzante!), Cantina Fiorentino.
Si tratta di un prodotto per l’estero, a quanto sembra. Infatti il nome sembra proprio essere in inglese: “Levitate”, cioè levitare, fluttuare nello spazio. Sappiamo però che la parola in questione viene anche utilizzata nella sapiente lingua latina che ha preceduto e dato origine a molte lingue europee. Ad esempio: “Nos tamen hoc esse iudicium eorum censemus, qui levitate magis quam veritate ducuntur” (più o meno: “Questo, a nostro avviso, è un giudizio nato da leggerezza e non da verità”). Inglese o latino? Diciamo che si può recepire in entrambi i casi, salvo che il carattere di scrittura non garantisce una leggibilità immediata (a causa principalmente della “L” iniziale, e se quello che si legge dovesse essere “evitate” allora sarebbe un problema). Passiamo all’analisi della parte illustrata. Un paio di palloncini e un altro paio di mongolfiere a forma di cappello da cuoco, volano via nello spazio dell’etichetta con stupefacente leggerezza. Sarà che il vino è “mosso” e quindi che vuole dare, con le proprie bolle, un’impressione di leggiadra allegoria. Inutile negare che il packaging è di quelli enigmatici, da sogno lucido felliniano. Non manca l’eleganza nell’impaginazione, forse c’è un eccesso di profusioni oniriche. Qualche stranezza ci può stare, a partire dal prodotto stesso: il Negroamaro frizzante è un vino per pochi.
Che Simpatico Questo Emiliano
L’Emiliano, Lambrusco, Ariola Vigne & Vini.
Cosa può fare un’etichetta? Ad esempio può valorizzare un vino di basso costo. Questo Lambrusco prodotto a Langhirano costa 2,50 Euro e si trova anche nei discount, per cui la percezione del suo valore intrinseco viene molto attenuata. Ma entra in gioco un packaging pulito, elegante, simpatico che rende la bottiglia più avvenente, più attraente. Le vendite possono migliorare. Questo Lambrusco “Scuro”, come precisato dalla scritta in basso, si chiama “l’Emiliano”. E già qui guadagna punti laddove l’emilianità significa accoglienza, festa, giovialità. Il nome viene scritto in corsivo come se qualcuno avesse firmato le bottiglie. L’etichetta bianca viene “sporcata” da una pennellata di colore che corrisponde al vivace croma del Lambrusco. Sopra e sotto due scritte ordinate in stampatello, molto leggibili. E’ tutto. Ed è molto, considerato che a conti fatti l’etichetta qui non può, non deve, costare più di tanto. Ed ecco che probabilmente nella marea di vini dozzinali dei supermercati di quartiere questo Lambrusco riesce a distinguersi, a farsi guardare, a strappare un sorriso e, conseguentemente, uno scontrino.
La Magia delle Idee (e degli Inchiostri Speciali)
Kalterersee Auslese Klassisch, Aldi.
Ormai anche i vini “da scaffale” affrontano la comunicazione con armi affilate. In primo luogo a livello commerciale: la potenza dei grandi gruppi facilita le vendite, inoltre il prezzo è una leva importante. Ma anche per quanto riguarda le etichette si sono fatti passi da gigante. In questo caso stiamo parlando di un Kalterersee (la Schiava, in italiano) promosso da Aldi, il grande discount tedesco che recentemente è approdato anche in Italia con diversi punti vendita. In particolare, in questo caso, ci piace sottolineare l’uso degli inchiostri speciali, l’oro ad esempio, e anche di una certa maestria nell’elaborazione grafica (che deve essere confermata da tecnicismi moderni in fatto di stampa). Non siamo di fronte di certo a un packaging eclatante, ma il soggetto montagne al centro dell’etichetta è davvero ben realizzato. Comunica la provenienza (vino di montagna, anche il nome inneggia a un famoso lago altoatesino) e veicola un messaggio “magico”, dove le rocce, la neve e l’oro creano un’atmosfera quasi natalizia, comunque di eccellenza. A volte bastano dei particolari ben riusciti che oggi, con il miglioramento della tecnologia, costano anche poco come investimento. Il vino in questione orbita tra i 3 e i 5 Euro, secondo le promozioni in atto, e con questa cifra si porta in tavola anche una gradevole vestizione della bottiglia.
Tra Demonio e Santità è lo Stesso
Personaggi in Cerca d’Autorità
Il Marinaio, Manzoni Bianco, Piovesan Wine.
Va detto innanzitutto che il nome di questa azienda non è chiaro. Tra sito internet e bottiglie si trovano almeno 4 definizioni diverse: Piovesan Wine, Route 47, Azienda Agricola Quarantasette, Cantina Piovesan. Dove i libri di marketing insegnano (nessun obbligo nel seguirli) di avere e comunicare un unico nome/marchio, qui il produttore si è mosso in direzione diametralmente opposta. Avrà le sue ragioni. Passiamo alla gamma di vini che in etichetta racconta le storie di 6 personaggi: il Marinaio (Manzoni Bianco), la Dama (Traminer), il Croupier (Carmenere), il Giramondo (Merlot), lo Studente (Prosecco), l’Architetto (Spumante Rosé). Per non farla troppo lunga abbiamo preso come esempio “il Marinaio” che qui riportiamo. L’etichetta è caratterizzata a tutta altezza dall’illustrazione in bianco nero, al tratto, di un uomo “navigato” con la classica maglietta a righe tipica dei gondolieri di Venezia. Il tono di colore proposto è il giallo, e sul lato sinistro leggiamo una storia in strofe con alcune parole evidenziate. Il racconto è un po’ strano, a tratti enigmatico, riflessivo, introspettivo e quant’altro. La poetica, cioè lo stile prescelto, non convince ma almeno per curiosità si fa leggere. Packaging sicuramente originale per una bottiglia di vino. Si fa notare. Gli altri vini della gamma rincorrono il medesimo schema con personaggi e storie diverse (quelli elencati all’inizio). Il progetto è articolato e comunque graficamente ben eseguito.
Annate Dannate all’Anima Dedicate
Anima d’Annata, Erbaluce, la Masera.
Ecco la dimostrazione che un nome per un vino può essere anche quello che viene definito “un gioco di parole”. La creatività infatti scaturisce giocando. Questo Erbaluce che nasce a Piverone, provincia di Torino, sulle rive del lago di Viverone (no, questo non è un gioco di parole: si tratta proprio di Piverone e Viverone, due paese limitrofi), si chiama “Anima d’Annata”. Bella invenzione semantica che vuole significare che l’anima di questo vino, i suoi creatori, 5 amici che si chiamano Alessandro, Gian Carlo, Davide, Sergio e Marco, si avvale dei privilegio dell’annata di riferimento, sia pure proponendosi come Anima Dannata, cioè trasgressiva e votata al peccato (il vino e il cibo, nell’Italia cattolica sono sempre stati vissuti un po’ come peccaminosi, insomma la punibile gozzoviglia). Il nome del produttore invece pesca nel dialetto locale, laddove le masere sono i grossi muri di pietra che demarcano gli appezzamenti di terra. Tornando alla particolarità grafica dell’etichetta, vediamo uno stile molto filante e moderno, con il simbolo dell’azienda (una goccia, o virgoletta che dir si voglia) che emerge con indole dinamica dal profilo di alcune montagne (o sono i flutti del mosto in fermentazione?). Il packaging emerge con buona originalità non adeguatamente sostenuta da elementi concettuali legati tra loro. P.S.: ci scusiamo per la scarsa qualità dell’immagine ma in questo momento in rete non si trova di meglio.
Guarda, Guarda che Stranezze!
Pe e Mo: una Coppia Enigmatica
La Luna di Agrigento, Color Argento
Nomi Arcigni come un Arcidiacono
Il Vino Bianco con le Rane
Cullerot, Blend di Bianchi,
Si tratta di una cantina spagnola, con sede nella Comunità Valenciana, che mettendo insieme diverse uve bianche (Pedro Ximénez, Macabeo, Verdil, Merseguera, Malvasia e Chardonnay) ha prodotto un bianco che si chiama “Cullerot”. Certo, in Italia questa parola non suona benissimo (il produttore nel proprio sito internet ci fa sapere che significa “girino”). Il significato del nome ci viene confermato attraverso l’immagine centrale e quindi protagonista in etichetta: vediamo una trama formata da una serie di gocce nere (i girini, quindi) che potrebbero somigliare anche a dei pesci stilizzati (che si muovono in ogni direzione) ma anche a qualcosa d’altro, diciamo, di genere maschile e riproduttivo. L’immagine è originale, si fa notare, lo stile è moderno, elegante, semplice e diretto. Alla base dell’illustrazione, a destra, vediamo il nome del vino e ancora più in piccolo il nome della cantina. In tutto questo manca un concetto chiaro e interpretabile, eventualmente lasciato a una frase nella pagina web del vino che recita: “Un piccolo vino bianco che ha voluto crescere e migliorarsi in una zona di rossi”. Diciamo che la spiegazione è un po’ tirata per i capelli. Ma l’etichetta ha un suo carattere semplice e iconografico che la rende interessante. Stiamo comunque parlando del mercato interno spagnolo. E quindi il Cullerot non rischia equivoci. I girini sono salvi.
Verde Cangiante per un Lupo Marchigiano
Passo del Lupo, Rosso Conero,
Questo vino rosso che nasce in provincia di Ancona (Montepulciano e Sangiovese) è inserito nella gamma di Tenute San Sisto, azienda di Fazi Battaglia che a sua volta è stata acquisita da Bertani Domains. Insomma un marchio nel marchio del marchio, per così dire. Ma a noi interessa, come sempre, l’efficacia della comunicazione (l’etichetta, in questo caso). Il packaging è tutto verde. Un verde chiaro, quasi inglese ma non troppo, verde felce (ma non quella azzurra). Colore insolito per l’etichetta di un vino. Il design è di pregio a partire dalla carta utilizzata. Viene rappresentato il “Passo del Lupo” (nome del vino) con un inserimento verticale che si fa notare grazie al fatto che il nome stesso viene tagliato alle sue estremità. Il profilo di due montagne, discreto, segnato solo da una densità materica diversa, suggerisce un racconto geolocalizzato. E al tempo stesso fornisce originalità all’impianto scenico. Ottima la scelta dei caratteri di scrittura, sobria ed elegante l’impaginazione per un’etichetta da portare in tavola a testa alta.