Tra Demonio e Santità è lo Stesso

Casto, Brut e Rosé
Metodo Classico, Bosco Longhino.

Può un vino essere casto? Questo, di nome, lo è. Si tratta di uno spumante, in versione Brut o Rosé, categoria di prodotto che di solito accompagna feste e ritualità. “Casto” è un bel nome, provocatorio, se vogliamo, ma ha dalla sua che è breve, memorabile, “chiacchierabile”. E’ un nome veloce, incisivo (anche foneticamente), affermativo, immediato. Vediamo cosa ne dice Treccani: “…dal latino “castus”, probabilmente connesso con “carere” cioè esser privo e quindi “esente da colpa”. Che si astiene, con gli atti e con la mente, dai piaceri sessuali, sia in modo assoluto sia con l’osservanza di precise norme morali (come per esempio la fedeltà coniugale”. E ancora: “Puro, innocente, virtuoso”. Secondo alcune teorie etimologiche questa parola potrebbe derivare dal sanscrito “cudh-ye” per “lavarsi, purificarsi”, e ancora forse dal greco “kath-aros” cioè puro. Comunque sia registriamo l’intenzione di questa azienda famigliare dell’Oltrepò Pavese di proporre, attraverso questo nome, un significato bipolare: la purezza (genuinità) del prodotto e la sua innocente (ma sibillina) indole festaiola. Bosco Longhino, nome e marchio del produttore, deriva dal luogo d’origine dell’azienda, nei pressi di un bosco, ancora oggi vanto e fonte di biodiversità. P.S.: sull’etichetta l’accento di Rosé è sbagliato, succede spesso in tutta Italia ma per i puristi rimane un errore.