Satanassi con un Bel Nome
Le Bollicine Ballano Nude
Un Dolcetto che si Chiama come un Nebbiolo
Quante Storie da Cantastorie!
Fin che Venga, Nocera, Cambria.
La particolarità di questo vino inizia dal vitigno, un rarissimo Nocera che cresce unicamente sulle colline di Funari in provincia di Messina. Ivi portato, manco a saperlo, dai Greci. Nella zona, col tempo, questo vitigno che serviva sostanzialmente come uva da taglio, viene soppiantato dal più nobile e redditizio Nerello Mascalese. Oggi l’azienda Cambria ha deciso di incrementare di nuovo la coltivazione del Nocera per produrre uno spumante Metodo Classico rosato, elegante e sfizioso (non solo, col Nocera vengono prodotti anche dei rossi e un passito). Il nome di questo vino è davvero particolare: “Fin che Venga” e trae origine da un mito, da un racconto, secondo il quale Re Ruggero II d’Altavilla affidò il suo levriero malato alle cure di un contadino, con la promessa che l’avrebbe dovuto curare “fin che venga”, cioè fino a quando sarebbe tornato, il suo padrone. Al suo ritorno, dopo molto tempo, il Re, colpito dalla fedeltà del contadino, lo nominò Barone delle terre che oggi comprendono il comune di Funari. Nel packaging, dove trionfa il colore rosa, viene scritto, sopra al nome, “Tra storia e leggenda”, a confermare che spesso questi racconti si intrecciano con vite vissute, narrazioni edulcorate, miti incantati, nella modalità tipica dei cantastorie siciliani.
Alla Danza della Realtà Piace il Vino
Come d’Incanto, Nero di Troia, Cantine Carpentiere.
Partiamo dal vino, particolare anch’esso (oltre all’etichetta, di cui parliamo dopo): si tratta di un Nero di Troia (uve nere quindi) vinificato in bianco. Insomma, una rarità. Un rischio, un estro, un coraggioso porsi fuori dal consueto. Le Cantine Carpentiere si trovano in Puglia, a Corato, in provincia di Bari. I vigneti allignano attorno al Maniero Federiciano di Castel del Monte. Ma veniamo al nome del vino, davvero bello, evocativo, fiabesco: “Come d’Incanto”. Il sogno può incominciare: basterebbero le parole ma l’etichetta ci colpisce subito anche con i colori e l’ambientazione di una illustrazione acquarellava decisamente sognante. Vediamo un uomo e una donna danzare vorticosamente sotto a festoni luminosi ed è subito allegria, passione, convivialità, voglia di vivere. Tutte sensazioni che un vino è chiamato per vocazione a donare. E questa bottiglia lo fa, già in partenza con la sua etichetta. E’ una promessa, un vincolo, una missione che in seguito il calice è chiamato a confermare. Se vogliamo trovare un difetto a questo packaging design forse è nella leggibilità delle scritte, soprattutto il nome del produttore in basso. Ma è così piacevole l’immagine protagonista che si può anche soprassedere.
Degustazione Vino, Direttamente in Vasca
Macerato, Catarratto, Sergio Drago.
Un uomo in una vasca (di quelle che servono per la fermentazione del vino, ma somiglia molto a una vasca da bagno) è l’illustrazione protagonista di questa etichetta Made in Sicilia. Siamo infatti nel territorio rurale attorno ad Alcamo, nella parte occidentale dell’isola. Qui un giovane viticoltore cura come se fossero figli suoi, i tralci di vite che popolano un paio di ettari di terreno. Catarratto per i bianchi, ma anche Nero d’Avola e Syrah per i rossi. In questo caso, come si evince dal nome/definizione del vino, “Macerato”, si tratta di un orange-wine di lunga macerazione. Così lunga che il produttore stesso si prende una pausa, degustando il vino, dentro alla vasca, come se stesse rilassandosi in un bagno termale. L’immagine incuriosisce, certo, anche grazie al colore arancione che colpisce l’occhio. Il disegno non spicca per originalità dello stile ma la situazione che viene rappresentata è sufficiente per generare attenzione. Unico particolare che potrebbe stonare agli occhi di qualche wine-nerd: l’uomo illustrato sta bevendo il vino da un bicchiere che normalmente viene utilizzato per l’acqua e non da un calice.
La Perfezione della Natura e dell’Opera dell’Uomo
Santa Maria, Pecorino, Vini Centanni.
Questa azienda vinicola con sede in Contrada Aso nel comune di Montefiore dell’Aso (Ascoli Piceno) ha la fortuna di chiamarsi “Centanni”. Come si può facilmente dedurre si tratta del cognome di famiglia. Gli anni di conduzione non arrivano ancora al secolo (comunque sono già 20 di regime biologico, non pochi) ma questo cognome consente di giocare con le parole in modo costruttivo, ad esempio nel sito internet troviamo scritto “un’avventura di famiglia che guarda al futuro con Centanni nel cuore”. Insomma si tratta di un nome evocativo, memorabile, edificante, valoriale. A tal punto che in etichetta il nome vero e proprio del vino viene relegato in un angolo (a destra) scritto in piccolo, e per di più (anzi, “per di meno”) in verticale: “Santa Maria” (probabilmente una frazione del luogo). Siamo in una realtà rurale e “minore” (non per la qualità, ma per i volumi di produzione) ma le etichette sono di stampo maggiore: eleganti, ricercate, moderne, strutturate. Questa che portiamo ad esempio è quella del Pecorino: minimalista ma con stile, due cerchi giocano a rincorrersi, forse due lune, o il sole e la luna, certamente segni che evocano la perfezione della natura e dell’opera dell’uomo quando sa essere virtuosa. Sul collo una capsula che simula la ceralacca aggiunge percezione di qualità per questo che è uno dei vini top di gamma dell’azienda.
Animali Immaginari, Figli di un Dio Minore
Pinot Noir, Dreambird Wines.
Questo produttore rumeno ha deciso di affidare la propria immagine a un bambino: cioè al creatore di una bella illustrazione che rappresenta l’azienda e che si trova su molte etichette della gamma proposta al consumatore. Partiamo comunque da nome (dell’azienda e del vino, in questo caso): “Dreambird”, un nome che fa sognare e evoca favole e scenari pittoreschi. L’uccello del sogno, si potrebbe anche dire l’uccello del paradiso visti i colori dei quali si compone la meravigliosa illustrazione posta al centro dell’etichetta. L’animale rappresentato è una specie di basilisco volatile che si compone di varie parti “animali”. Un po’ gallo cedrone, un po’ pappagallo, con una coda da scorpione, tiene schiacciato a terra un serpente. Diciamo che la fantasia non manca e se pensiamo che l’autore-bambino di questo disegno, Raul Inocentiu Neculai, ha dei gravi handicap motòri, il valore intrinseco ed emozionale dell’opera cresce ancora di più. L’azienda, per completare il quadro, ha deciso infatti di supportare una locale fondazione che si dedica al futuro di bambini con problemi di malformazione (kindersukunft.ro). Che dire? Forte impatto e grandi meriti.
Il Vino è Cambiamento, di Momento in Momento
Naranjo, Blend, Vinos Versàtil.
Un’etichetta dove si vedono solo parole? Si può fare. Questa è stata l’idea di un produttore argentino, con sede nel famoso comprensorio di Mendoza. Tutte le etichette di questa azienda sono costruite su una serie di parole, cambia solo il colore di fondo. Qui abbiamo portato ad esempio quella di un blend di bianchi con i quali viene prodotto un orange-wine. Da qui il nome del vino “Naranjo” con l’aggiunta di “de Garage” a sancire la produzione “artigianale” e in piccole quantità. L’etichetta fa il suo effetto, cioè quello di attirare l’attenzione. “Versàtil” è il nome dell’azienda, in italiano viene facilmente tradotto in “versatile” e per fugare ogni dubbio sul significato che si vuole trasmettere, vengono riportati tutti i sinonimi di questa parola, come: voluble, variable, cambiante, convertible, caprichoso, moldeable, maleable, coqueto… e così via. Lo spagnolo (argentino) è facile da intercettare, per cui la traduzione di queste parole è intuibile. Forse il riferimento va al vino in generale che, quando veramente genuino, è elemento molto cangiante, di vendemmia in vendemmia, di vasca in vasca, di stagione in stagione, di tavola in tavola. Elemento vivo che nel tempo manifesta la propria personalità evolvendo. Proprio come gli esseri umani, del resto.
Quella Sottile Demarcazione tra Realtà e Favola
Ruben & Flora, Cabernet e Carmenere,
Questa cantina cilena, con sede nella regione Maule a 250 km dalla capitale Santiago, presenta i propri vini con una serie di etichette molto originali, con uno stile da artisti contemporanei (che simula in parte quello del noto Basquiat, ma con ironia e pensiero positivo). L’etichetta che abbiamo deciso di mostrare è quella del Cabernet (50%) e Carmenere (50%) dove, con colori accesi, vengono rappresentate due figure “umane”. A dire il vero quella di sinistra è semi umana, in quanto viene definita “fauno”. Quella di destra è indubbiamente la raffigurazione di una donna. Questo perché sotto al nome del vino, già eloquente, “Ruben & Flora”, troviamo questa frase: “El gran amor de un fauno”. Le sembianze umane del fauno tradiscono la sua origine fiabesca con un capoccione che incute quasi paura. Non sembra spaventata Flora che addirittura sembra accettare il corteggiamento del fauno allungando un braccio verso di lui. Favola? Realtà? Si potrebbe dire tra realtà e favola, cioè come quel passaggio di tempo che intercorre tra il primo calice e il proseguimento di una allegra libagione.