Italo Calvino è stato un genio della scrittura, della narrazione, della fantasia. Sorprende che la favola da lui scritta con protagonisti Quattordici e Lucibello non sia tra le meglio riuscite. Il nome di questo Verdicchio dei Castelli di Jesi (Riserva) si ispira infatti al racconto del noto italico scrittore e poeta. Il nome è molto bello: “Lucibello” suona bene, evoca la luce e la bellezza, ma… nel racconto di Italo Calvino è il nome del “capo dei diavoli” che Quattordici, il ragazzino protagonista, trova all’inferno. In breve, un giovane contadino, nel peregrinare nelle sue avventure, si ritrova a combattere con i diavoli armato di una tenaglia, con la quale mozzica la lingua ai luciferi. Ecco spiegata anche l’illustrazione al centro dell’etichetta: una tenaglia da lavoro, circondata da “gironi” argentati. A parte la necessità di descrivere tutto questo, il packaging è ben realizzato, con ordine e gusto, e con l’utilizzo di inchiostri speciali come il nero in rilievo che veste il nome del vino e l’argento dei particolari dell’illustrazione. Bello anche il nome dell’azienda: “Benforte”. Legato anch’esso a una favola, come viene spiegato nel sito web del produttore: “Proprio nella nostra area di produzione lo scrittore Italo Calvino raccolse una fiaba popolare dal titolo “Giuanni Benforte”. La storia racconta l’eterno tema della vittoria dell’astuzia contro la forza bruta: la vittoria del piccolo contro il gradasso. Abbiamo scelto Benforte come brand aziendale per celebrare lo stesso ingegno e la stessa tenacia di chi, anno dopo anno, si impegna per produrre buon vino”.