A questo produttore piace giocare con le parole. E quindi ci è risultato subito simpatico. Si chiama Stefano Parpaiola e vive e lavora sulle colline della provincia di Pavia, a Montù Beccaria. Prendiamo, tra le altre etichette dell’azienda, quella del Brut Metodo Classico da Chardonnay dove vediamo subito un giullare intento nelle sue evoluzioni. In realtà, guardando bene, con un taglio di luce favorevole, i giullari sono tre: uno al centro, coloratissimo, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra, realizzati con un inchiostro nero lucido. I due giullari sui lati appaiono come per magia solo muovendo la bottiglia in favore di luce. Un gioco nel gioco che porta attenzione e originalità. Il nome del vino è un gioco di parole: “Bollabiòtt”. Bisogna sapere che “balabiòtt”, secondo Wikipedia, “…è un termine mutuato dalla lingua lombarda, traducibile in "danza nudo", per definire un guitto oppure una persona facile a mostrare entusiasmo e sicurezza, ma di scarsa capacità realizzativa e dubbia integrità morale”. In questo caso, sostituendo la “a” iniziale con una “o” si ottiene un “balabiòtt con le bolle”. Secondo alcune versioni storiche sull’origine di questo nome, l’epiteto si riferisce a un “matto” (nei tarocchi la figura del Matto è di fatto un Giullare) in quanto anticamente nei manicomi venivano lasciate le persone nude, per evitare che in qualche modo potessero farsi del male (con indumenti annodati o incendiati). Un altro gioco di parole lo troviamo nel sito del produttore dove, sotto al nome dell’azienda “Cantina Primavena”, leggiamo “faccio tutto a modo bio”. Lo stesso nome dell’azienda è una variazione di parole (in questo caso non positivo, perchè può essere letto male) che ricorda la Primavera (ma con la “n” al posto della “r”). Tirando le somme a noi questo Bollabiòt piace, quanto meno nella sua bizzarra vestizione.