Tim come Timorasso. Pablo come Neruda

Timox, Timorasso, I Carpini.

Si tratta di un vino molto particolare, così come è particolare il suo nome (ci arriviamo) e la presentazione poetica che il produttore ci propone nella pagina internet dedicata: “Il tuo ombelico, sigillo puro impresso sul tuo ventre di anfora, e il tuo amore la cascata di vino inestinguibile”. Il grande Pablo Neruda. Ma passiamo alle questioni semantiche: cosa significa il nome di questo vino? Per cercarne ed accettarne il significato dobbiamo dividere in due la parola: “tim” come Timorasso (il vitigno) e “ox” come ossidato/ossidativo. Infatti la lavorazione di queste uve prevede una lunga e lenta macerazione in anfora, dove il vino può ampiamente “respirare” ossigeno. Questo porta a un prodotto molto particolare, estremo, per specifica ammissione dell’azienda. Insomma per molti ma non per tutti. Il risultato è un vino “orange”, dalle percezioni spiccate di lievito e dalle sensazioni “marsalate”. Il packaging è molto rastremato (insomma, abbastanza estremo anch’esso): in alto il nome dell’azienda, molto semplice, lineare, quasi un “non-logo”. Nella parte superiore troviamo il nome del vino in arancione (si fa notare) e al centro una grande “t” stilizzata, con un effetto tipografico che “sporca” il tratto e fornisce un ambient post-moderno, contemporaneo, pseudo-artistico. Lo stemmino VeganOk in alto a destra sbilancia il tutto e potrebbe anche risultare non essenziale.