Questa giovane cantina formatasi nel 2014, è costituita in realtà da 11 conferitori che coltivano un totale di 30 ettari, sparsi in 9 comuni della Franciacorta. La gamma per ora è abbastanza ristretta e comprende i grandi classici dello spumante Metodo Classico del Lago d’Iseo. Abbiamo un Brut (quello qui raffigurato), un Satén, un Millesimato, un Rosè e una Riserva. L’etichetta è molto “tradizionale”: uno stemma in alto con le iniziali “HC” (vedremo più avanti perché), il nome del produttore (non esattamente un nome di famiglia) e poi una scritta, che attira l’attenzione e che sta in basso, ma in realtà è il “cappello” di tutto il racconto: “1570 Libellus de vino mordaci”. Ed ecco la spiegazione tratta del sito internet della cooperativa: “…non si può non parlare di quella che probabilmente è una delle prime pubblicazioni dedicate al mondo dell’enologia, volta a illustrare quella che al tempo era la tecnica di produzione di vini a fermentazione naturale in bottiglia. Era esattamente il 1570 quando venne dato alle stampe il “Libellus de vino mordaci”, manuale che anticipa addirittura quelle che furono le intuizioni dell’abate Dom Pérignon sulla produzione delle bollicine. Un testo, il “Libellus de vino mordaci”, che ha preso vita dalla penna del medico bresciano Girolamo Conforti, il quale da conoscitore dell’enologia e da esperto degustatore qual era, arrivò a scrivere un elenco di importanti linee guida cui svariati produttori franciacortini, già sul finire del XVI secolo, cominciarono ad attenersi”. Il medico bresciano in questione, sembra che ai tempi si appellasse con Hierolamus ed ecco spiegata la “H” nel marchio. Si tratta davvero di un bel racconto, soprattutto perché ha il coraggio di sfidare i concorrenti francesi dello Champagne, affermando appunto che Don Pérignon ha creato le bollicine dopo di noi italiani! Verità o leggenda, a noi piace.