Come sono anticonformisti questi australiani. Al limite della decenza semantica. Arrivare fino al punto di decidere di chiamare un vino "Cacca di Gallina". O più esattamente e meno pudicamente "merda" visto che è questa la traduzione esatta di "shit". Insomma "Merda di Pollo". Eppure l'etichetta risulta simpatica, con quel pollastro fumettato che sbuca insolente da un lato. Eppure dietro a questo nome c'è anche una storia e questo riscatta in parte l'azzardo creativo: insomma le protagoniste sono delle faraone, gallinacei che vengono lasciati liberi nella vigna affinchè svolgano molteplici compiti e lo facciano in modo naturale: mangiano le erbacce, eliminano diversi insetti e dopo aver fatto questo, di conseguenza, escretano i loro "bisognini" direttamente sul posto, fertilizzando le vigna. Certo, uno chardonnay che odora o che sa di cacca di gallina non lo vorrebbe nessuno. Ma la natura, si sa, ha i suoi processi fisico-chimici, per cui l'acqua fa penetrare il guano, che si trasforma in molti altri composti che a loro volta le radici della vite rigenerano in sostanze nutritive per la pianta e per i grappoli. Detto fatto. La cacca di gallina diventa composto organico del vino e parte rilevante della sua comunicazione. Qualche perplessità rimane, ma bravi per l'idea originale.