Giallo Gaierhof, Moscato Giallo Dolce, Gaierhof.
Questa volta parliamo del design industriale (la forma della bottiglia) e, sia pure in seconda battuta, del nome aziendale. Per quanto riguarda il nome del vino, di fatto "Giallo", non c'è molto da dire se non che è così discrittivo, didascalico, da non indurre alcun commento (ma questo non è positivo). La forma di questa bottiglia, che vuole differenziarsi da tutte le altre, ricorda quella dei brandy, o delle grappe (se non di un profumo). In passato alcuni marchi vinicoli hanno presentato forme di questo genere al mercato (storica quella del Mateus Rosé, tutt'ora in commercio) ma si tratta di episodi che sono rimasti isolati. Il rischio è quello di non farsi riconoscere dal consumatore meno avvezzo, quello che non legge nemmeno le etichette e che rischia, in questo caso, di non riconoscere il prodotto come un vino normale, dal costo accessibile, dal consumo "semplice", non viziato quindi da occasioni particolari. Verrebbe da dire quindi che la bottiglia è "fin troppo particolare", dove il contenuto invece non lo è. Veniamo al nome aziendale, "Gaierhof", tipicamente altoatesino, dove invece la famiglia produttrice è trentina e la sede aziendale anche. Il tentativo è quello (molto probabilmente riuscito) di mascherare di "altoatesinità" la produzione e l'immagine, traendo spunto e vantaggio dalla buona fama e affidabilità della vitivinicoltura della provincia di Bolzano.