L'Alman, Riesling Renano, Anna Maria Abbona.
Il vino, si sa, ha zone di elezione che diventano riferimento. Come il bordolese per il Cabernet e il Merlot (e non Bolgheri, che in sostanza ha "importato"), come le Langhe per il Nebbiolo (non solo la zona di Barolo e Barbaresco ma anche la Valtellina e altre zone del Nord Italia), come le Marche per il Verdicchio e via discorrendo. Certo il Riesling Renano appartiene storicamente a regioni vinicole germaniche come la Mosella e germanofone come l'Alsazia, dove si esprime al meglio. E poi ci sono dei piemontesi illuminati e sperimentatori che decidono di violare le regole scritte e non scritte della tradizione per provare a coltivare vitigni "fuorizona", oltre ai vitigni classici regionali. Facile fare un buon Dolcetto o un Barbera in Piemonte. Più difficile riuscire bene con un Riesling di provenienza tedesca. È il caso dell'azienda vinicola di Anna Maria Abbona che ha deciso di coltivare Riesling in provincia di Cuneo (attenzione: il Riesling Italico, coltivato soprattutto nell'Oltrepò Pavese è tutta un'altra storia). E arrivando al punto che ci interessa in modo particolare, il nome del vino, come chiamare un prodotto che "origina" in un altro paese mantenendo una identità locale? Usando il dialetto. Ed ecco "L'Alman", l'Alemanno, cioè il Tedesco in dialetto piemontese. Come dire "lo straniero", in sostanza. Straniero sì ma abilmente addomesticato affinché possa dare il meglio di sé anche, diciamo così, giocando fuori casa. È vero anche che in Piemonte si sono visti in passato e oggi sempre nuovi esempi di adozione vincente di questo vitigno. La terra evidentemente si presta e il clima non nuoce troppo (il Riesling Renano sopporta, quasi ama, le escursioni termiche verso il basso). "L'Alman", come nome, suona bene, è rotondo, amabile, affettuoso. Attutisce la spigolosità tedesca con un po' di giovialità italiana. Che a tavola fa sempre bene.
Per quanto riguarda il design dell'etichetta siamo di fronte a un buon compromesso tra stile antico e moderno: l'impaginazione e i temi grafici rientrano nei canoni della comunicazione visiva, senza concedere spunti di estro creativo ma bilanciando bene elementi classici come lo stemma di famiglia con texture da arte contemporanea. Forse c'è un uso eccessivo di oro a voler dare una preziosità aggiuntiva a valori qualitativi che trovano già ampia conferma nella genuinità delle origini e delle lavorazioni.