Per la precisione si tratta di un vino prodotto grazie alle uve coltivate nella "Vigna Doghessa", accezione della quale non abbiamo traccia storica ma che allude chiaramente a una Gran Dama del tempo passato, di lignaggio e voluttà importanti. Il nome del vino è propriamente "Casanova di Nittardi" ove Nittardi è la denominazione dell'azienda vitivinicola in questione. Interessante la sua storia, descritta nel sito della proprietà: "La Tenuta di Nittardi, era in origine una torretta di difesa nota sin dal XVI secolo con il nome di “Nectar Dei”. Nel XVI secolo fu proprietà del celebre artista rinascimentale Michelangelo Buonarroti che nel 1549, mentre si trovava a Roma per dipingere la Cappella Sistina, pregò suo nipote Lionardo di inviare a Roma delle bottiglie di vino di Nittardi da offrire a Papa Giulio II come “dono genuino”, sostenendo egli stesso di preferire “due botti di vino, piuttosto che otto camicie". Passando all'odierno, il vino qui preso in esame si distingue certamente per la sua livrea, diversa ogni anno, con una particolarità in più rispetto alla norma: "Per rendere omaggio a Michelangelo ogni anno un artista realizza due opere, una per l’etichetta ed una per la carta seta con cui viene avvolta la bottiglia stessa. Dal 1981 si sono succeduti nomi illustri del panorama d’arte internazionale tra cui spiccano Hundertwasser, Horst Janssen, Giuliano Ghelli Yoko Ono, Mimmo Paladino, Günther Grass, Dario Fo, Karl Otto Götz e Alain Clément". A parte le opere, arte contemporanea, che possono piacere o non piacere, la particolarità è quella di creare anche una carta speciale dove vengono avvolte le bottiglie. Aspetto elegante (e protettivo) che sempre più raramente viene adottato dalle aziende vinicole, sia pure di fronte a un costo aggiuntivo irrisorio (la produzione delle carte).