Certo si fa notare questa etichetta, se non altro per la diversa indole rispetto a quanto si può vedere, di solito, nelle Langhe. Ma anche per i suoi cromatismi acrobatici. Per non parlare dell'elaborato grafico. Ma prima di esprimere un parere compiuto, per cercare eventuali "ganci concettuali", vediamo cosa dice il produttore su questo vino: "Opera Prima è nato alla fine degli anni settanta da Alfredo Roagna, con l’idea di assemblare ottime e diverse annate di Nebbiolo da Barbaresco, in modo da ottenere un vino che si possa fregiare delle eccellenze ottenute dai diversi millesimi". Un assemblaggio, dunque. Un miscuglio, una trama, un incrocio di uve (del medesimo vitigno, il Nebbiolo, e della medesima zonazione, Barbaresco). Desta curiosità, inoltre, anche il numero romano che si posiziona sopra al nome, in questo caso XVIII. Su questo particolare, il produttore, in modo non completamente esplicativo, si esprime così: "Nel corso degli anni gli assemblaggi variano da un minimo di due ad un massimo di quattro diverse vendemmie di viti vecchie di Nebbiolo dei diversi vigneti. Opera Prima porta un numero romano di riconoscimento a partire dalla Opera Prima III". L'idea di prodotto è ottima e originale: i migliori millesimi di Barbaresco, affratellati in un unico vino. E, come detto all'inizio, anche l'etichetta colpisce per un certo eclettismo. Ma qualcosa non convince. Saranno quegli scarabocchi di colori diversi, probabilmente a rappresentare la commistione dei vini, sarà l'estrema essenzialità, chiamiamola pure semplicità irrisolta, dell'impaginazione. Fin troppa informalità. Se questa è stata l'intenzione iniziale.