Sicuramente quando ai "designer" che si sono occupati delle etichette della Cantina di Nizza è venuto in mente di raddoppiare il nome dei vini nel packaging, l'intenzione era quella di amplificare la comunicazione. E invece, molto probabilmente, l'hanno peggiorata. Rendendo meno leggibile il nome stesso. Creando confusione invece che chiarezza. Ma non è solo questo il problema di queste etichette, a nostro modesto e professionale parere. Vediamo il logo aziendale, ad esempio. Il nome "Cantina di Nizza" è stato rastremato, diciamo pure infeltrito, in una sigla: "CdN". Il risultato finale sono quelle tre lettere "sparse" (in verticale, tra l'altro, che non è una buona idea in generale) tra le quali emergono la C e la N, quasi a simboleggiare la sigla di Cuneo nelle targhe automobilistiche (mentre Nizza, il paese dove ha sede l'azienda è in provincia di Asti, sempre Piemonte, comunque). Non sembra particolarmente azzeccato nemmeno il design della linea rinnovata (qui in alto a sinistra) dove forme sinuose faticano a dare piacere agli occhi (in particolare, il nome dello spumante "Orobrut" non sembra un buon parto semantico, nome che risulta scritto una terza volta in alto a destra nell'etichetta, per chi non l'avesse capito). E infine una velata critica anche per il nome dello spumante "Sammichele" (qui in alto a destra), dove il Santo, oltre a risultare non facilmente leggibile, è stato inglobato in due "emme" molto morbide foneticamente ma discutibili per percezione e memorabilità.