La Regola.
Il nome di questo vino che in primis potrebbe essere ricondotto all’infinita serie di “…aia” dei vini toscani (Sassicaia su tutti) in realtà ha una precisa ragion d’essere, storica, culturale e “funzionale”: siamo in Maremma (la sede dell’azienda La Regola è a Riparbella, provincia di Pisa) dove notoriamente sono stata eseguite, negli anni, opere di bonifica. Vediamo cosa racconta il Fai al riguardo: “Il Ponte Tura e la Steccaia, rappresentano l'opera idraulica più importante della bonifica della Maremma, attuata da valenti scienziati e tecnici. Ponte Tura è il nome che oggi si dà all'edificio che, con questa forma, fu costruito nel 1914. Con il termine Steccaia si nominarono le derivazioni di acqua dal fiume per l'alimentazione di fossi e canali. Il termine deriva dal fatto che le prime opere di questo tipo erano costruite con palificate e gabbie di legname, ed è poi rimasto in uso per indicare l'opera di derivazione anche quando la modalità esecutiva sostituirà le parti in legno con calcestruzzo e muratura. La Steccaia consentiva, tramite appositi macchinari, di manovrare il complesso sistema di chiuse e cateratte lungo il tratto terminale del fiume Ombrone, garantendo così, grazie alla regolamentazione delle acque, di recuperare terreni da destinarsi all'agricoltura. Inoltre, la Steccaia rappresenta ancora oggi la località dove è ancora presente questa opera di presa”. Detto questo possiamo passare a commentare la grafica in etichetta: fondo bianco, molto semplice, sopra al nome del vino vediamo la sagoma di una leggiadra figura femminile dalla chioma fluente che regge alcuni simboli dei quali però non è dato a capire e a conoscerne l’origine. Certamente particolari, sia il nome, sia il design. Etichetta che si distingue con personalità e, come detto all’inizio, con una storia vera e interessante.