Questa azienda veneta ci fornisce l’occasione per prendere in esame diversi nomi. In primo luogo non inganni il nome del paese dove ha sede la produzione, Brentino Belluno (il paese si chiama proprio così): in realtà siamo in provincia di Verona, sulle sponde dell’Adige (poco più a sud del Trentino). La zona, enologicamente parlando, si chiama “Terra dei Forti”, nome davvero bello, possente, immediato, significativo (originato dal fatto che in quella zona si trovano le vestigia di numerosi forti di guerra, italiani e austriaci). Procediamo: l’azienda in questione è “La Prebenda”, nome non proprio e non sempre positivo, vediamo perché leggendo le definizioni di Treccani per “prebenda”: “porzione di beni di un capitolo o di una collegiata, assegnata come dote a un ufficio canonicale; comunemente il termine indica i beni costituenti il patrimonio dei benefici ecclesiastici minori, destinato a fornire un reddito a un ecclesiastico (o a un laico) che ne sia beneficiario”. O anche: “Guadagno lauto, compenso conseguito, più o meno lecitamente e in genere con poca fatica, grazie a incarichi straordinarî, attività clientelari e simili”. E infine il nome del vino (che è anche il nome del vitigno): “Enantio” (in greco significa “opposto”) cioè un tipo di uva autoctona, originaria della Vallagarina, molto affine alle uve selvatiche e per questo resistente al freddo e alle malattie, chiamata ancora oggi “lambrusca” in quanto piuttosto “rustica”. Per quanto riguarda la grafica in etichetta preferiamo soprassedere, diciamo così, per motivi di spazio. E ci scusiamo per la scadente qualità dell’immagine ma nel sito del produttore e in generale in internet non si trova, ad oggi, una risoluzione migliore.