Il nome di questo vino, segnalatoci dall’instancabile winesurfer Sara Missaglia, ha almeno tre ragion d’essere. Infatti “Santa Pazienza”, secondo il racconto del produttore, può essere riferito al fatto che le uve di Croatina che compongono il vino vengono “attese” fino a maturazione inoltrata. Aggiungiamo che la fermentazione dura almeno 40 giorni (altra attesa lunga) e infine viene consigliato di invecchiare il vino anche fino a 15 anni. Ma da dove viene questo modo di dire? Premettendo che Santa Pazienza è una santa vera e propria (una delle più sconosciute e quindi non presente nei calendari), Treccani dice che si tratta di una “espressione d’ira mal contenuta”. In questo caso dà origine a un nome che sintetizza tutta la meticolosa opera di chi produce vino, dal germoglio all’acino, dalla vendemmia alla fermentazione. L’etichetta che mostriamo è del produttore piacentino “Filarole”, nome che deriva dal dialetto filaröl, cioè i filari di una vigna, italianizzato in Filarole. Viticoltura biologica sulle colline della Val Tidone con tralci che contano fino a 100 vendemmie. La grafica è spartana: il nome del vino al centro, in alto il logo aziendale, molto visibile in quanto rosso vivo, alla base le diciture di legge. Niente più. Il nome in questo caso la fa da padrone e tutto sommato è bene così.