Katamacerato, Catarratto, Elios.
Il nome di questo vino è di facile interpretazione, essendo il vitigno che lo compone il nobile, sia pure molto diffuso, Catarratto di Sicilia. “Kata” dalla prima parte del nome del vitigno, e quindi “macerato” per via della modalità di produzione che prevede 1 settimana di macerazione sulle bucce. Ma kata, dal giapponese (significa forma, modello, esempio), sta a indicare anche una serie di movimenti che servono per le varie tecniche di combattimento. In effetti nell’etichetta, con uno stile molto dinamico, si vede una figura vagamente orientale che con una katana (con la “n”, poi ci arriviamo) divide in due parti un acino d’uva. E qui giungiamo ad un ulteriore significato, forse il più importante visto che nella grafica il nome del vino viene proprio suddiviso così: “katama” poi “cerato”. La katana (ribadiamo, con la “n”) è una spada giapponese curva, a taglio singolo, utilizzata anticamente dai Samurai e oggi oggetto ornamentale (si spera). Certo che raccontare questa etichetta è un’operazione molto articolata. Catarratto + macerato + katana = Katama-cerato. Qualche perplessità, ma procediamo con i cromatismi che nel packaging sono molto aggressivi (come lo stile del disegno) grazie a un arancione molto pronunciato, su trame nere e bianche. Si tratta di un vino atipico, un “orange”, e anche l’etichetta si esprime in modo spregiudicato. Grazie alla giornalista del vino Sara Missaglia per la tagliente segnalazione!